26/10/2009 - 20.16

ALTRO STRAORDINARIO MONDIALE WAKO A VILLACH, IN AUSTRIA

austria

LE DONNE SEMPRE PIU’ DETERMINANTI

 

Attualmente è  davvero difficile andare in medaglia per gli uomini, ma meno male che abbiamo le donne. E che donne!

 

 

di Ennio Falsoni

 

 

Lo avevamo già scritto da qualche parte che in moltissimi sport, l’Italia ottiene più risultati con le donne che con gli uomini. E’ così nel tennis, nella pallavolo, nella scherma, nello sci e in tanti altri sport, per esempio. Ed è la stessa cosa  che sta capitando alla Kickboxing.

La conferma è avvenuta a Villach, una piccola ma linda cittadina austriaca, alle porte dell’Italia (a soli 98 chilometri da Udine), dove recentemente si è  svolta la prima parte dei Mondiali WAKO 2009 per le specialità Light Contact, Low-Kick e K1 Rules, città che ha visto 604 atleti ai nastri di partenza, in rappresentanza di 52 nazioni al mondo dai quattro continenti. Niente male davvero se si pensa che ogni nazione può portare 1 solo atleta per categoria di peso e che la situazione economica, in generale, è davvero deprimente , per non parlare del fatto che l’Europa  è ormai come un  Forte Knox  dove per  entrarvi occorre essere passati al setaccio e ottenere dei visti sportivi non è facile per nulla. Ne sanno qualcosa le forti squadre del Kazahkstan e del Marocco (oltre a Nigeria, Moldavia, Georgia, Sierra Leone, Gana ecc.) che non hanno ottenuto manco 1 visto!

Anche se molti (russi e italiani in particolare) non ne erano affatto dispiaciuti, lo eravamo noi come organizzatori perché sappiamo della correttezza di quelle Federazioni.

Sono appena tornato da Villach e prima ancora che mi accingessi a buttare giù questo pezzo, ho ricevuto gli entusiasti complimenti di molti, tra cui quelli del vecchio amico Franz Haller. E se uno come “Konig” Franz ti fa i complimenti, significa che sono sinceri e meritati. Perciò non comincerò con le solite sviolinate sulla “perfetta organizzazione” e  “sull’eccellente livello degli atleti”. Ragazzi, vi garantisco che ormai è così nella WAKO. Il livello di promozione che abbiamo raggiunto ovunque (perché impongo degli standard) è rimarchevole e il livello degli atleti è straordinario! Ma la cosa che sorprende di più è il fatto che dopo ogni campionato diciamo sempre le stesse cose, tra cui: “il livello tecnico continua ad aumentare, è incredibile,  dove andremo di questo passo”? A chi non conosce la WAKO e i suoi atleti dico sempre: venite a vedere con i vostri occhi e dopo ne parliamo. E’ inutile che vi dica quanto siamo bravi e belli. Verificatelo di persona: vale molto di più. E così sia.

Oggi sono un presidente felice più che mai  di come le cose stanno andando  sia a livello italiano che mondiale. La kickboxing sta letteralmente esplodendo e sta dilagando a macchia d’olio nel mondo. Sono appena tgornato dalla Corea e sabato riparto per il Vietnam (per gli Asian Indoor Games dell’Olympic Council of Asia). Finiti i Mondiali di Lignano Sabbiadoro dal 23 al 29 novembre, riparto per il Paraguai. Insomma è un andirivieni da un paese all’altro, da un continente all’altro. Vorrà pur dir qualcosa!

Sono dunque contento dell’andamento della kickboxing, ma sono altrettanto contento delle prestazioni dei nostri azzurri, del loro comportamento, del loro affiatamento coi tecnici. E’  bello vedere come si rapportano tra di loro, è bello stare insieme a loro. Un gruppo di amici che si incita, che si supporta in tutte le maniere. Spero solo che tutto ciò duri.

Nel Mondiale di Villach eravamo partiti male. I nostri atleti , pur combattendo bene, pur tenendo testa agli avversari, finivano sempre col perdere, tanto che alla fine del primo giorno  di gare contavamo coi tecnici  delle tre discipline le perdite sul campo, come fanno i generali dopo una battaglia, e ci siamo lasciati dicendo: ma domani caliamo qualche asso e poi abbiamo le donne!

Il giorno dopo abbiamo infilato dei begli incontri e abbiamo portato uomini e donne in zona medaglia, e nel terzo e quarto mi sono goduto  i successi che sono venuti , alcune vittorie dei nostri alfieri che mi sono rimaste nel cuore. Su tutte, spicca quella di una giovane 27enne (appena compiuti) di Milano, Silvia La Notte  che attualmente è seguita dal maestro Giorgio Castoldi allo Sport Club Sesto, un frugolino di donna – 48 chili -, che appare sempre calma e tranquilla, ma quando è sul ring si trasforma, manco fosse un Dottor Jackil in gonnella, diventa un’altra:  una flessibile pantera, un’attrice (sa di essere guardata e quindi di essere in uno show) , una bomba, un concentrato di energia, di forza fisica e mentale, di determinazione, di rabbia, di ferocia quasi . Nella finale contro la russa Elskaya , l’unico match in cui l’ho seguita (dopo aver battuto un’atleta bulgara in semifinale) ha letteralmente dominato la scena. Aveva di fronte un’atleta che la sovrastava  di  almeno 10 centimetri, un’atleta forte e potente come lo sono tutti i russi. Ebbene, l’ha annichilita con la sua agilità, coi suoi continui spostamenti, girandole sia a destra che a sinistra, anticipandone l’azione, colpendola con tecniche di calcio al viso, calci saltati, pugni d’incontro e in combinazione, insomma mettendo in mostra un arsenale tecnico e una grinta  di prim’ordine. Ha veramente dato spettacolo Silvia e credo che il suo incontro andrebbe fatto vedere perché  in futuro altri si possano ispirare alle sue prestazioni. Ovviamente ha vinto per 3 a 0, dominando l’avversaria, che – lo voglio ribadire – era un’atleta forte, ma contro Silvia non ci ha capito più niente. Brava Silvia, ricorderò sempre questo tuo incontro.

Dopo di lei, mi è veramente piaciuto il match di finale  della  sassarese  Donatella Panu (sempre nel K1 Rules) nei 56 chilogrammi, della società Real Sport del maestro Damasconi  che, dopo aver   regolato in semifinale la ceca Alena Hola, ha messo K.O. la sua avversaria , la polacca Marta Ckojnoska, con un fantastico colpo di ginocchio (per scelta di tempo ed esecuzione)   nella seconda ripresa che ha  letteralmente piegato in due l’avversaria.

Delle donne, seguivo con particolare trepidazione le prestazioni della bergamasca Barbara Plazzoli. Di gran lunga la donna con la carriera più lunga e di successo, Barbara era a Villach anche per cercare di staccare il biglietto per i primi World Combat Games in programma  a Beijing nel 2010 (27 agosto-4 settembre). Ha centrato l’obiettivo, ma purtroppo non ha centrato la vittoria. Vinto l’incontro negli ottavi di finale mettendo  k.o. la turca Fatma Gul e battendo ai punti la polacca Kinga Sina in semifinale, Barbara si è trovata di fronte la russa Fatima Bokova  in finale ed ha perso nettamente. Purtroppo l’ho vista un po’ ferma sulle   gambe e in qusti casi, quando trovi di fronte un’atleta più potente di te nei calci e nei pugni, perdi inevitabilmente se la metti sul piano fisico.

Probabilmente non ha assorbito il match duro contro la polacca  e ne ha pagato le conseguenze. Ma Beijing è ormai assicurata e chissà che non si prenda una rivincita, visto che vanno in Cina i primi quattro atleti in ciascuna categoria che abbiamo scelto per quell’avvenimento.

Per  concludere la mia carrellata sugli incontri femminili che più mi sono piaciuti, devo francamente dire che Mimma Mandolini, allieva di Riccardo Bergamini, avrebbe meritato anche lei l’oro nei 65 chili. E’ stata quasi sempre in vantaggio (per la prima volta si poteva   seguire l’andamento dell’incontro osservando lo schermo del televisore posto ai bordi del quadrato su cui compariva il giudizio di ciascun arbitro, un sistema che  ha evitato le inevitabili rimostranze o le proteste dei vari coach che non erano d’accordo sul giudizio   espresso dai giudici al termine di ogni incontro), e solo allo scadere del tempo, per un solo colpo, il giudizio _ ch’era al limite -, è girato a favore dell’avversaria. Una bella iattura, perché devo ammettere che non l’avevo mai vista così in forma, così precisa e determinata, presente. Peccato davvero.

Negli sport da ring, contavamo cu due piccoli grandi uomini che vanno sotto il nome di Gianpiero Marceddu (un veterano ormai di mille battaglie) nel K1 Rules a 51 chili, e nella stessa categoria, ma nella low-kick,sul cuneese  Ivan Sciolla. Non hanno deluso.

Marceddu, atleta esperto, ha esordito con una padronanza del ring, una  sicurezza  nei  suoi mezzi davvero impressionanti. Avanzava sempre sui suoi avversari, toglieva sempre loro la distanza (essendo anche lui piccolo di statura), anticipava, picchiava a due mani, insomma era una goduria vederlo in azione. Peccato però che proprio nel finire della sua azione sia incappato in  una sventola del suo avversario, il bielorusso Skiba Siarhei, che lo ha messo al tappeto. E’ stato un attimo.    Come una molla, ha toccato il tappeto ed è rimbalzato in piedi, troppo in fretta,  e per un attimo ha barcollato, tanto che temevo che l’arbitro centrale fermasse l’incontro per decretarlo k.o. Invece ha portato a termine il conteggio, ha ridato  l’ordine di  combattere, ma è arrivata la provvidenziale campana a   decretare la fine delle ostilità e la vittoria di Marceddu. Cacchio, che batticuore!

Ivan è un ragazzo simpatico, un po’ mattacchione, che non ha certo paura di fare a botte con chiunque. Ma i suoi comportamenti a volte un po’ guasconi, dopo aver battuto nell’ordine  Sivawngum Ramasubbu delle Mauritius e Artem Vityegov dell’Ucraina,    non sono bastati contro il russo Dmitry Aizatulov. Sciolla è stato un po’ evanescente in questo incontro, andando un po’ per farfalle, dimostrandosi poco preciso ed efficace. E ha ovviamente perduto, ma portando a casa una prestigiosa medaglia d’argento.

Detto di Low-kick e K1 Rules, ho ovviamente seguito le gare dei nostri principali  atleti anche di Light Contact, una specialità in grosse difficoltà sino agli Europei dello scorso anno e che non riusciva più a trovare la via della vittoria.

Ebbene ci ha pensato l’ottimo lavoro dei tecnici Riccardo Wagner e  Federico Milani (a cui  è stato affiancato il sardo Massimo Casula), a far rinascere, come un’Araba Fenice,  la specialità che a Villach ha conquistato ben 2 ori con Valeria Calabrese e Simone Concu  e 1 argento con   Gianluca  Stitzer, e sfiorando il colpaccio anche col bergamasco Andrea  Patelli  che ha perso di un soffio l’ingresso in medaglia contro il campione del mondo uscente, il russo Zhukov Sergey.

Valeria Calabrese e Gianluca  Stitzer , allievi di Riccardo Wagner, sono stati fantastici. Anche Valeria pesa solo 48 chili, ma è pure bassa di statura il che crea sempre delle difficoltà perché affronta sempre avversarie molto più alte di lei. Ma è troppo brava, ha troppo colpo d’occhio la siciliana, sa rientrare troppo   bene per chiunque e ha vinto un oro che mancava da tempo , lei che è atleta di full contact, nel nostro medagliere.

Stitzer, 20 anni,   già campione d’Europa e del Mondo juniores di full contact, in pratica   era in preparazione per i Mondiali di Lignano Sabbiadoro ed è entrato a Villach in una categoria- quella degli 89 chili – che non è la sua naturale (farà gli 81 chili). Aveva di fronte atleti molto più grossi e alti di lui e dopo aver battuto lo svizzero Gruber Franz nel primo incontro, quindi il tedesco Fabian

Fingerhut e l’inglese Gavin Williamson nei successivi, ha purtroppo perduto contro il russo  Ildar Gabbasov che era un piccolo armadio.

Ho anche seguito, seppur da lontano a volte, anche molti altri incontri degli italiani in gara (ne avevamo ben 41), e se i più non sono riusciti ad arrivare nella zona medaglia, vanno comunque elogiati per l’impegno profuso. Tutti hanno dato il massimo e se hanno perduto è perché…hanno trovato atleti un po’ più forti di loro. Per molti dei nostri ragazzi e ragazze, era la prima esperienza internazionale. Visto il livello, fatta l’esperienza, non c’è ora altro da fare che darci dentro e prepararsi di più e meglio per la prossima sfida. Ragazzi, mi siete proprio piaciuti.