20/05/2008 - 15.40

CHE RIVINCITA !

TUZLA

 

A Tuzla, in Bosnia Erzegovina

 

CHE RIVINCITA!

 

 

Di fronte a 8000 fans, in un match drammatico, il   bosniaco Szalko Szildzic mette K.O. Ivan Strugar alla 4° ripresa e rientra in possesso del suo titolo.

 

di Ennio Falsoni

 

 

Tuzla, nel nord della Bosnia Erzegovina , insieme a Sebreniça, Mostar, Banja Luka  e la stessa Sarajevo (la capitale) hanno vissuto gli orrori della guerra fratricida coi serbi negli anni 90 e vi garantisco che le ferite di quei cinque terribili anni sono ancora ben visibili sulle facciate di molte costruzioni. E’ una cittadina rinomata in tutta la vecchia Yugoslavia  per le sue saline, un commercio che l’aveva vista ricca e fiorente da oltre 5 secoli. E’ una cittadina vivace e piena di giovani studenti perché sede di importanti università del paese.

Proprio qui vive dall’età di 10 anni, Szlako Szildzic, un giovane bosniaco di 27 anni  che in questo paese è stato nominato sportivo dell’anno nel 2007 e che è diventato un’icona popolarissima grazie ai suoi straordinari successi nella kickboxing.

La sua specialità è la “kick”, in cui ha vinto, da dilettante, praticamente tutto. Dai campionati mondiali giovanili a quelli  juniores e infine a quelli seniores. L’ultima medaglia d’oro  in Mondiali WAKO la vinse ad Agadir in occasione della tappa africana nel 2005. Da allora è passato al professionismo, vincendo il titolo mondiale nel 2006. Nel 2007 (lo scorso 14 dicembre), Szalko difese il titolo in Montenegro contro un altro grande eroe di questi paesi balcanici: Ivan Strugar, leggenda vivente dello sport in Montenegro, che a Budva, nell’Hotel Splendid, batté ai punti proprio Szalko strappandogli la corona mondiale. Scrissi anche un articolo su quell’esperienza.

In quella notte montenegrina, il bosniaco non era proprio in palla. Aveva sofferto  di un’influenza e risultava un po’ fiacco e privo di energie. Strugar  non fu mai messo in difficoltà  una volta e vinse meritatamente, conquistando così un record difficilmente superabile: quello di aver   conquistato ben 4 titoli mondiali in 4 categorie diverse in 10 anni ( dai 75 agli 85 chili ha regnato incontrastato)!

A 33 anni, Ivan Strugar è ancora un atleta integro, forte, molto forte. Venendo in Bosnia e sapendo che ci sarebbe stata una grande folla intorno al ring, francamente pensavo che avremmo potuto avere qualche difficoltà nel caso il montenegrino avesse rivinto. Invece è andata in modo diametralmente opposto alle aspettative.

Szalko aveva dichiarato alla stampa : “ Salirò sul ring determinato a riportare a casa la mia cintura, il posto che le compete”. E’ stato di parola.

E pensare che io ho addirittura scommesso che Ivan Strugar non avrebbe mai potuto perdere per K.O., come invece   l’addetto alla Security dell’albergo Tuzla in cui ero alloggiato invece garantiva e “sentiva”, come adoratore e fan di Szalko. Del resto, Strugar non è mai finito K.O. in carriera, almeno sotto i miei occhi. E io avevo seguito tutta la sua carriera: dai duelli con il livornese Daniele Petroni quand’era 75 chili, a quelli nei Mondiali ed Europei Wako e nei suoi vittoriosi incontri da atleta professionista. Nel mio ruolo di presidente   sia di Wako che di Wako-Pro ovviamente cerco sempre di essere al di sopra delle parti, un giudice neutrale di ciò che accade sotto i miei occhi, nel rispetto delle regole fissate. Ma francamente dicevo a chi mi chiedeva un parere sulla vittoria dell’uno o dell’altro, che se Szalko avesse ripetuto la scialba prova di Budva, avrebbe perso nuovamente. Tra l’altro, allora non mi era sembrato nemmeno tanto potente di pugno. Sicché davo poche chances al bosniaco.

Ma sono stato smentito clamorosamente.

 

Tuzla, che si raggiunge in macchina in  poco più di 2 ore a causa della strada  davvero pericolosa e impervia che la congiunge con Sarajevo e che si snoda tra  i verdi Balcani di questa stagione, era tappezzata di manifesti del grande evento. Ma in verità, tutto il paese era a conoscenza del tentativo di Szalko di rientrare in possesso del suo titolo. La televisione nazionale, le radio, tutti insomma rendevano questo incontro come l’evento da non perdere. Da segnalare che Szalko è molto amato da tutti in Bosnia perché innanzitutto è un ragazzo molto intelligente (sta finendo i suoi studi universitari per conseguire una seconda laurea ), ma poi perché tutti conoscono la sua storia di rifugiato, povero e disperato, senza più una casa, mezzi di sostentamento e che piano piano, grazie al suo valore, al suo lavoro e alla sua umanità, è diventato uno sportivo eccezionale. Szalko, in più, è musulmano e da queste parti c’è l’enclave più numerosa di tutta la Bosnia, un paese dove essi sono il 30% della popolazione, seguita dai serbi e  dai croati. Szalko è fervente musulmano, senza essere ovviamente un mujaheddin. Sa parlare, è gentile, disponibile, buono. E’ diventato  davvero un eroe popolare per la sua gente  che lo adora.

Ne ho avuto una prova al palazzo dello sport di Tuzla, riempito come una bomboniera da 8000 fans.

Televisione nazionale (anche quella montenegrina) in diretta e immagini che sono state mandate anche sul satellite per la gioia degli appassionati. A Tuzla, ancora una volta (e basterebbe pensare ai 4000 spettatori di  Milano o ai 20.000 dell’arena di Amsterdam, o ai soliti 30-40 mila  ai tornei K1 Grand Prix in Giappone) ho avuto proprio la conferma tangibile che la kickboxing, oggi, è di gran lunga lo sport di maggior successo tra tutte le arti marziali, tra tutti gli sport da ring della terra.

Ho avuto e provato  sensazioni fantastiche, ero letteralmente affascinato da quello straordinario successo di pubblico!

Il palasport   ha offerto una coreografia degna di una tappa del K1 Grand Prix a cui si è sicuramente ispirato. Gli atleti che scendono una scala dall’alto, giochi di luci e laser, fumi e musica ritmata accompagnavano   i protagonisti sul ring, l’attesa per i loro ingressi, l’annuncio alla Buffler del presentatore, insomma tutto dava un’idea di grande show e di grandi aspettative. Il pubblico, in delirio sin dall’ingresso di Szalko nella sala, lo ha accompagnato sul ring dove già lo attendeva   Ivan Strugar che, nonostante il campione in carica fosse lui, ha giustamente lasciato tutti gli onori della ribalta al suo avversario.

I due si conoscevano benissimo e sono anche   cordiali amici fuori del ring. Ma   quella sera c’era in palio qualcosa di speciale e i due lo sapevano.

Parte il match e   dopo qualche fase di studio, è Strugar che prende il centro del ring e lancia una pesante bordata alla coscia destra di Szalko. Questi sembra più rilassato, più sciolto. Bel guizzo di circolare all’indietro su Strugar, qualche tentativo di scambio di pugni alla corta distanza, gancioni che vanno a vuoto perché pregevolmente evitati. Ripresa sostanzialmente pari.

Strugar parte bene dall’angolo nella seconda ripresa, pressa subito l’avversario, lo attacca con grande veemenza, belle combinazioni di calcio e di pugno. Szalko incassa, sembra sorridere quasi. Sul finire della ripresa però è lui  a raggiungere le gambe e il volto del montenegrino, ma la ripresa è di Strugar.

Nella terza ripresa, il refrain non cambia. Strugar è proteso all’attacco, E’ teso, e lo si vede. La sua azione non è fluida, perché  è basata sulla potenza dei colpi, alla ricerca del colpo risolutore. Vi sono ottimi scambi tra i due che si fronteggiano a viso aperto. Szalko è più flessibile e sa calciare meglio di Strugar, in particolare usa il calcio circolare e il diretto, ma è pericoloso anche con quello tirato in rotazione all’indietro. Il pubblico segue con grande tensione l’incontro e sottolinea con grandi boati le fasi positive  del match. Strugar mi sembra quello di Budva: solido, attento, in controllo dell’incontro, anche se Szalko appare più vivace, più energico, migliore certamente di Budva. Anche la terza ripresa va a Ivan Strugar e mi pareva che tutto fosse un “dejà vu”.

Parte la quarta, Strugar sembra veramente intenzionato a spingere sull’acceleratore. Tiene il centro del ring e cerca l’avversario per tutto il ring. Szalko  abbassa la guardia, scrolla le spalle come per liberarsi da tutte le tensioni. Ad un certo punto, su un attacco di calcio, il bosniaco va a terra. Non capisco se è scivolato o per  la forza del calcio. Fatto è che Szalko fa una cosa che non dovrebbe fare : si alza, gira la schiena all’avversario e  sta per avviarsi al  suo angolo.  L’arbitro centrale, a quel punto, dovrebbe contarlo…Invece lo richiama all’ordine, e fa continuare l’incontro. Questo fatto mi sarà rimproverato dall’angolo di Strugar successivamente, ma di fatto non cambia la soluzione  finale.

Szalko ha  la bocca un po’ aperta, come di uno che cerca aria. Mi sembra improvvisamente stanco. Che il match si avvii verso la sua logica conclusione?

Manco per sogno.

“ L’ho fatto apposta – mi dirà poi Szalko - , ho   provato a tirarlo nella mia trappola. Si dev’essere sentito sicuro. Si è scoperto e ho piazzato il mio colpo vincente.”

Quando insomma pensavo che Strugar   fosse in completo controllo dell’incontro, quel diavolo di bosniaco, partendo da una situazione di mani basse, ha tirato un destro fenomenale che ha centrato in pieno volto il campione del mondo. Gli ha anche fratturato leggermente il naso, tanto il colpo è stato violento. Strugar è finito al tappeto a gambe levate, la faccia contratta, gli occhi un po’ stralunati come per chiedersi : “ Ma che  cavolo mi è successo? Cosa ci faccio a terra?”.

Ha cercato di alzarsi quasi subito e a mio avviso perché gli è mancata la lucidità per cercare invece di recuperare un po’. Si è alzato, ma ha barcollato vistosamente, il sangue gli colava dal naso. L’arbitro centrale, il croato Romeo Desa,  lo stava contando (anche sin troppo lentamente, devo dire) e nel contempo lo fissava negli occhi . (“Aveva la pupilla dilatata in modo impressionante”- mi dirà dopo). Strugar era in piedi, ma visibilmente groggy. Il pubblico in piedi, in delirio, Szalko, calmissimo, era al suo angolo neutro. Arrivato agli 8 secondi, l’arbitro centrale ha improvvisamente alzato e incrociato le mani. Era finita. Strugar era finito K.O., incredibile,  e Szalko era rientrato in possesso del suo titolo.

Dall’angolo di Strugar entrano sul ring 4-5 persone del suo entourage. Lo circondano e lo assistono.

Vola, purtroppo, anche una bottiglietta di aranciata sul ring, colpa di uno stupido ragazzino. Il bosniaco viene abbracciato, baciato dai suoi, si levano grida, urla di gioia. Il pubblico è in piedi. Sotto il ring c’è anche un’animata discussione  tra gente della sicurezza e il genitore del ragazzino che aveva lanciato  la bottiglia. Pochi attimi di tensione. Mi chiamano sul ring. Mentre sto per salire sulla scaletta, il sindaco della città di Tuzla che avevo visitato   lo stesso pomeriggio, mi chiede: “ ma chi ha vinto?”- “Szalko Szildzic – gli ho risposto. Allora mi ha avvinghiato per la vita e lanciando un urlo di gioia  e con mia grande sorpresa,  mi ha letteralmente sollevato per aria. Non sapevo francamente più cosa fare  per svincolarmi. Monto sul ring, vado ad accertarmi delle condizioni di Strugar  che è ancora  appoggiato alle corde. Ha il volto contratto in una smorfia, gli occhi ancora un po’ annebbiati. Parlo ai secondi: il K.O. è regolare come la vittoria dell’avversario.

Confermo la versione ai secondi di Szalko. L’arbitro centrale chiama allora gli atleti al centro. Strugar ci metterà qualche secondo in più ad arrivare.

Lo speaker fa il suo lavoro e l’arbitro centrale solleva inequivocabilmente   il braccio al nuovo campione del mondo: Szlako Szildzic. E’ tripudio. Lentamente la gente   lascia il palasport. Hanno assistito ad un incontro storico.