23/04/2012 - 12.43

DISCO ROSSO PER "IL LEGIONARIO"

Alessio Sakara

Nell’UFC di  Stoccolma

Davanti a oltre 15.000 spettatori, Alessio Sakara si deve inchinare davanti all’americano  Brian Stann.
Svedesi in delirio per la vittoria di Alexander Gustaffsson sul brasiliano Thiago Silva.

di Ennio Falsoni

Un mio recente viaggio a Stoccolma, la Venezia del Nord come viene soprannominata da molti fan (e per certi versi a ragione, perché la città è veramente splendida) , mi ha confermato che  stiamo  vivendo un tempo di grandi sconvolgimenti. Da quello finanziario e socio-economico in generale che è visibile e palpabile nella vita di tutti i giorni, a quello climatico. Arrivato il venerdì pomeriggio sotto una  pioggia battente, ho assistito  ad una nevicata incredibile il mattino seguente che ha imbiancato tutta la città e che  ha riportato il termometro a zero gradi, per  poi lasciare posto ad una domenica  di vera primavera con un  sole splendente e una temperatura di 18 gradi! Una roba che francamente non mi era mai capitato in così poco tempo.

Sono a Stoccolma dunque perché in questa città, per la prima volta, si organizza un vero evento UFC, un gala dei fratelli Fertitta e di Dana White, che ha nel suo cartellone   un incontro per noi molto atteso: quello che vedrà di fronte il romano Alessio “Il Legionario” Sakara   e l’americano, dalla mascella squadrata e dal piglio da marine duro e puro, Brian Stann . In questa trasferta, sono accompagnato dal livornese Patrizio Rizzoli, che ha invitato Alessio Sakara a tenere lezioni di MMA nell’ambito del nostro annuale  stage nazionale a Cattolica e da  Emilio Casi, che a Stoccolma è di casa per avere sposato un bella bionda svedese dalla quale ha avuto 3 figli (Emilio, fotografo e socio di Luca Temperini nell’organizzazione degli Italiani di Sport da Ring della Federazione che si sono svolti a Milano, oggi si occupa di Marketing) . Sono a Stoccolma anche per incontrarmi con i dirigenti  della neo-costituita International MMA Federation presieduta da  August Wallen (pioniere delle MMA in Svezia e che ha combattuto anche nell’UFC) e  della locale Federazione svedese di MMA, diretta da George Sallfeldt . I due amici hanno fatto un ottimo lavoro in Svezia, dove solo due anni fa le MMA erano ancora proibite. Hanno contatto le più alte sfere   dello sport svedese,hanno fatto opera di educazione alle MMA, grazie all’aiuto dell’UFC  che aveva portato a Stoccolma campioni di un recente passato del calibro di Tito Ortiz e BJ Penn, hanno tenuto incontri con scolaresche, uomini di spettacolo , gente della moda, della finanza e sportivi, e sono riusciti  nell’impresa che sembrava impossibile: quella di rendere le MMA legali nel paese. E che il paese abbia risposto bene alla chiamata, lo dimostrano i 15.400 fan accorsi da ogni dove, anche da tutta Europa.

Sono dunque ancora una volta alla corte dell’UFC, perché effettivamente di questo si tratta. Stoccolma ha riproposto uno spettacolo  del tutto  simile come “setting” a quello che avevo visto a Las Vegas in   dicembre. Ho rivisto   gli stessi “Stitchers” (quelli che cospargono di vasellina gli atleti prima che entrino nella Gabbia) , le stesse girls che portano i cartelli della riprese, lo stesso famoso annunciatore Bruce Buffer, i fratelli Fertitta  coi loro collaboratori più stretti, Dana White, i cameramen, i fotografi, i commentatori televisivi, insomma lo stesso gruppo di persone che normalmente lavora in ogni evento. Oggi Stoccolma, domani Parigi, Milano  o Dubai, per l’UFC non fa differenza. Spostano – pensate – ben 150 persone per realizzare  il loro evento, con tutte le attrezzature necessarie, le telecamere,  le truccatrici, la security , ovunque ci sia un loro evento. L’UFC è ormai una macchina perfettamente oleata, oserei dire una potentissima macchina da guerra che interpreta lo stesso business che hanno squadre come il  Barcellona, il Milan o qualunque altra squadra importante: le squadre di calcio hanno gli stadi, l’UFC ha i più grandi palazzi dello sport al mondo. Entrambi (stadi e palazzi dello sport) non sono altro che  sorte di studi   cinematografici dove girare i loro spettacoli e quindi venderli in tutto il mondo. Giù il cappello ragazzi: nessuno nella storia delle Arti Marziali ha saputo realizzare una roba del genere cui anch’io personalmente sognavo , e difficilmente riuscirà a fare di meglio di loro  in futuro! Ero veramente affascinato a Stoccolma dal constatare, ancora una volta, tutto questo più che dallo spettacolo vero e proprio che ci veniva offerto dagli atleti, per bravi che fossero.

Mentre aspettavo l’entrata in scena del nostro Alessio Sakara, mi sono sciroppato infatti ben 10 incontri (tutti rigorosamente sulla distanza di 3 riprese da 5 minuti ciascuna) durante i quali ho visto   match piacevoli  (quelli cioè dove gli atleti mettono in mostra una grande varietà di tecniche, sia da posizione eretta che al suolo, e bravi in entrambe le specialità) e altri monotoni (quando restano avvinghiati per diversi minuti, oppure quando uno porta a terra l’altro e sebbene  in “montada” – seduto cioè sullo stomaco dell’altro- , l’altro è talmente bravo in difesa che non avviene praticamente quasi nulla).

A Stoccolma comunque ho avuto la netta sensazione che vi siano anche in Europa ormai molti elementi di valore che a breve sapranno certamente tenere la scena. Mi ha favorevolmente impressionato per esempio il francese Cyrille Diabate che   nei massimi (205 libre), un metro e novanta di altezza, con un passato di kickboxer di tutto rispetto per aver combattuto contro personaggi come Maurice Smith, Stephan Leko o addirittura contro Bob Sapp, sia riuscito a battere lo svedese Kruth  inducendolo alla resa per leva articolare   nella lotta al suolo! Ho ammirato anche il norvegese (dove l’MMA è ancora proibita) Thoresen che ha battuto per strangolamento lo svedese Youssef, o l’americano  della Florida Page  (l’atleta più spettacolare) che ha indotto alla resa l’inglese Pickett. So perfettamente che essi sono solo delle punte di un iceberg che è in continua espansione e presto anche l’Europa comincerà a sfornare i suoi  grandi campioni.

Di sicuro gli svedesi uno ce l’hanno già:  è  Alexander Gustafsson , che avevo già  a Las Vegas visto battere per K.O. alla prima ripresa con un bel diretto destro (la sua preparazione pugilistica si è vista anche allora) il veterano Vladimir Matyushenko. Qui a Stoccolma, il veniticinquenne svedese, dalle orecchie  a carciofo, a testimonianza anche della sua abilità di lottatore, affrontava il brasiliano Thiago Silva, accreditato come un fortissimo esperto di Brazilian Ju Jitsu. Ebbene Alexander, che è alto un metro e novantacinque, ha sostenuto 15 minuti di combattimento muovendosi   nell’ottagono come una ballerina, non fermandosi mai un istante, tenendo sempre il brasiliano alla lunga distanza , battendolo ai punti sostanzialmente utilizzando soprattutto le sue lunghe braccia e  tirando qualche raro calcione alle gambe dell’avversario. Mai una volta che è una che  il suo avversario,  esperto di Ju Jitsu, avesse tentato di portarlo al suolo e di finalizzarlo con strangolamenti o leve. Non c’è proprio riuscito e il merito di ciò va ad  Alexander per la sua intelligenza, la sua esperienza pugilistica e la sua enorme condizione fisica. Il pubblico era assolutamente in visibilio per il suo nuovo beniamino e vi garantisco che essere presente al sostegno e all’ovazione che gli hanno tributato a fine match mi ha davvero impressionato.

E per arrivare finalmente all’incontro di Alessio Sakara, devo dire che è durato veramente poco. Entrato nella gabbia , Alessio ha cominciato a camminare in su e in giù, con volto  molto teso e concentrato. Sapeva di dover affrontare un avversario  tosto, ma il suo fisico scultoreo mi  rassicurava perché mi dava l’impressione di essersi molto ben preparato. Brian Stann ha uno sguardo molto deciso e appena l’arbitro centrale ha dato il via al  combattimento, non ci ha messo molto a rompere gli indugi e ad attaccare le gambe di Alessio che è stato sollevato e portato a terra. In un baleno Brian è stato su di lui e gli ha assestato un poderoso gancio sinistro che ha colto Alessio  tra zigomo e naso. Ma l’americano è stato molto corretto.  Accortosi che l’italiano era come svenuto per qualche secondo,  non ha infierito continuando a martellarlo di colpi, anzi col suo comportamento ha richiamato l’attenzione dell’arbitro centrale che immediatamente ha fermato l’incontro decretando il  T.K.O. e non sottoponendo Alessio ad una inutile punizione.

Peccato per lui, ma a 30 anni nell’UFC non si è vecchi per nulla e l’augurio è che si sappia riprendere presto. Nel frattempo metterà la sua esperienza a disposizione dei nostri appassionati a Cattolica dove convergeranno anche i nostri migliori atleti di MMA che si ritroveranno per un collegiale prima del salto a Tallinn, in Estonia, dove tra il 4 e l’8 di Giugno saranno impegnati  nella seconda edizione dei Mondiali della World Mixed Martial Arts Federation.