15/11/2012 - 15.42

INCONTRO CON JACQUES ROGGE

Ieri a Losanna la Wako ha presentato domanda ufficiale di riconoscimento al CIO

di Ennio Falsoni

All’indomani del riconoscimento Wako nell’aprile del 2006 a Seul, in Corea, presentammo domanda ufficiale di riconoscimento al CIO. Non costava nulla provare, anche se sapevamo che avrebbe avuto poca fortuna. E infatti, come ci era stato anticipato da altri presidenti, più navigati del sottoscritto nell’ambiente, fummo respinti e la nostra pratica si fermò al’’ufficio del direttore sportivo del CIO, Christophe Dubi.
Dopo 6 anni da quel riconoscimento, la Wako è cresciuta nel mondo, e molto, a tutti i livelli e pertanto abbiamo ritenuto ch’era giunto il momento di ripresentarci al CIO per raggiungere quello che sarà l’ultimo obiettivo del nostro movimento, l’aspirazione massima per una qualunque federazione internazionale come la nostra. Questa è la ragione per cui mi trovavo a Losanna lo scorso 13 novembre sera e mentre ero nella mia camera d’albergo, ripassandomi la ‘lezione’ che avrei dovuto ripetere l’indomani, mi sono accorto che stavo provando le stesse sensazioni di quando ero più giovane.
E' proprio vero che nella vita gli esami non finiscono mai.
A 66 anni suonati, mentre ripassavo gli ultimi appunti che mi ero preparato sull'incontro col grande capo del Comitato Olimpico Internazionale, Mr. Jacques Rogge, riprovavo le stesse tensioni, le stesse paure -diciamolo francamente - di quando dovevo affrontare a scuola un esame importante. Ce la farò domattina a non impappinarmi, ad essere convincente, fluido? Riuscirò a ricordarmi tutto quello che devo dire? Insomma mi sembrava di essere tornato ragazzo la sera prima degli esami.
Ero infatti a Losanna ieri per l'incontro della mia vita, quello col presidente del Comitato Olimpico Internazionale che tanta parte potrebbe avere sul definitivo sviluppo della Wako, la Federazione di cui sono a capo ininterrottamente dal 1984! Insieme a me, gli amici di sempre: Espen Lund e Richard Leyrer, entrambi vice-presidenti Wako, che mi hanno sempre seguito ed appoggiato in tutte le relazioni politico-sportive importanti in tutto il mondo.
L'incontro con Rogge, dapprima previsto nella sede del CIO a Losanna, e' stato spostato all'Hotel Palace della stessa città. Era successo infatti che a causa dell'eccezionale quantità d'acqua abbattutasi all'improvviso su Losanna pochi giorni fa, siano saltate le tubature del Comitato Olimpico i cui uffici sono stati allagati, costringendo tutto il personale a trasferirsi e sino a tutto il mese di dicembre di quest'anno.
L'appuntamento era rigorosamente stabilito dalle 08.40 alle 9.00 del 14 novembre a causa dei tanti impegni del presidente Rogge e ovviamente eravamo già lì da dieci minuti. Ma l'incontro terminerà alle 09.10, di buon auspicio per noi.
Mr. Rogge, ex medico chirurgo di Bruges (Belgio) con un passato sportivo di velista e rugbista classe 1942, ormai alla fine del suo mandato, in perfetto completo grigio gessato ci riceve in un salottino dell'albergo. E' alto, un po' claudicante a causa di una recente operazione all'anca che gli e' stata sostituita, e' calmo e compassato. Strette di mano e saluti di rito, quindi prima di entrare nel vivo dell'argomento Wako, mi permetto di regalargli una copia del mio ultimo libro sul cui frontespizio gli avevo fatto una dedica dove elogiavo il suo operato nella diffusione dell'ideale olimpico nel corso dei suoi mandati, e in particolare in occasione della recente Olimpiade londinese che ha avuto un successo straordinario di critica e di pubblico.
Era per rompere il ghiaccio, come si suol dire.
Ci siamo messi più a nostro agio. Insieme a lui, Christophe Dubi, capo dell'ufficio sportivo e Christian Wassmer, ‘senior consultant’ dell’Ufficio Sportivo, che non avevo mai incontrato prima.
Io ero l'incaricato a parlare per conto della Wako e devo francamente dire che penso di essermela egregiamente cavata, ripercorrendo tutte le tappe principali della nostra storia, dalle origini ai nostri giorni. Una materia che conosco molto bene per averla vissuta interamente e intensamente.
Ho ripercorso brevemente gli ultimi 35 anni di storia, soffermandomi sul numero dei paesi con riconoscimenti ufficiali da parte de rispettivi Comitati Olimpici Nazionali (95!), sul fatto che seguiamo il codice anti-doping della WADA dal 2006, sulle nostre azioni di solidarietà nel mondo, sul fatto che siamo una Federazione trasparente e democratica (ogni 4 anni affrontiamo un'Assemblea Generale), sulla trasparenza del giudizio arbitrale nelle nostre competizioni (Easy Scoring system) con l'uso dei televisori ai bordi dei quadrati e dei ring, sui numeri impressionanti dei partecipanti ai nostri campionati continentali e mondiali.
Per tutto il tempo Jacques Rogge e' stato ad ascoltare, mentre scorreva una brochure della Wako che gli avevo dato per mostrargli il nostro calendario internazionale. Fino a Quel momento - dicevo a me stesso - avevo svolto il mio compitino, ma dovevo aspettarmi delle domande, così come nel corso di esami veri, durante i quali i professori valutano poi le risposte del candidato e se ne fanno un’idea più precisa.
E' successo proprio così.
Jacques Rogge ha passato la parola, dopo avermi ringraziato, a Christophe Dubi che ha ricordato il nostro incontro del 2007 sempre a Losanna e nel quale era emerso il problema della frammentazione delle forze della kickboxing a livello internazionale, un problema che la volta scorsa era stato determinante per non farci riconoscere al primo colpo. Jacques Rogge non mi ha lasciato il tempo di rispondere e mi ha chiesto: ho notato che in molte fotografie di questa brochure gli atleti non usano il casco, come mai?
Era la domanda perfetta che aspettavo, perché mi dava la possibilità di parlare della Wako-Pro, l'altra faccia della stessa medaglia! La nascita della Wako-Pro era nata proprio da uno studio su ciò che era avvenuto nella boxe all’indomani della separazione netta tra dilettanti e professionisti. Inutile dire che sono stato molto esauriente sull’argomento, così come ho avuto modo di chiarire a Christophe Dubi qual è la vera situazione dei nostri cosiddetti “concorrenti” internazionali oggi, molto cambiata rispetto a quella del 2007.
Alla fine del piacevole e storico incontro, altre strette di mano, foto ricordo e la promessa di sentirci presto. Vi era nei dirigenti Wako una certa euforia e la consapevolezza che più di così non avremmo davvero potuto fare o dire. La parola ora spetta solo ai dirigenti del CIO. Se saremo stati promossi o meno, lo sapremo in occasione del prossimo Forum di Sportaccord, fissato a maggio a San Pietroburgo.
Ma in ogni caso, di una cosa sono ormai certo: il riconoscimento CIO è vicino e prima o poi ce la faremo ad ottenerlo. Il cuore me lo dice.