30/03/2011 - 11.52

LA CARICA DEI 1300

Aikya, campione d'Italia a squadre

Uno Tsunami a Napoli   

Il Palabarbuto ha retto perfettamente l’ondata di kickboxer che da tutta Italia si sono riversati a Napoli.
Ottima l’organizzazione di Di Bernardo e Montuoro, la cui squadra trionfa ancora nel computo totale del medagliere di semi contact.


di Ennio Falsoni  

Ogni volta che vengo a Napoli,  ho ricordi bellissimi di questa città dove ci arrivai per la prima volta nel 1967 in macchina, insieme a Hiroshi Shirai (allora mio maestro di Karate) e a Luigi Zoja per darvi una storica prima esibizione su invito di Beppe Panada, che la organizzò allo Yacht Club di Posillipo.  Successivamente , nel 1971,  passai addirittura 5 mesi nella Caserma del Genio Trasmissioni di S.Giorgio a Cremano (un terribile quartiere dell’hinterland napoletano) e non basterebbero ovviamente le poche pagine di questo articolo per raccontarvi i 40 anni di frequentazioni con questa città di cui ho visto le trasformazioni e le inguaribili pecche. Ecco, una di queste è  proprio…la sporcizia, la spazzatura che regna sovrana ad ogni angolo di  moltissimi quartieri della città , un vero e proprio  tormento  per cui Napoli è ormai nota in tutto il mondo, un incubo da cui sembra che nessuno riesca a farla uscire.
Tornato a Napoli per l’edizione 2011 dei Campionati d’Italia, svoltisi al Palabarbuto di Fuorigrotta, speravo nel miracolo, ma così non è stato. Napoli…è la solita Napoli: bella e tormentata dalle mille contraddizioni. Mentre ci avviciniamo al palazzo dello sport in auto, dalla circonvallazione si vedono le bruttissime costruzioni di Secondigliano e, intorno al Palabarbuto, i cumuli di spazzatura che costellano la strada, visioni di degrado che fanno male al cuore  e che francamente non sono degni della fama che l’Italia  ha  nel mondo.  Ma sembra che la Camorra,  che tiene in pugno ancora questa città nonostante la lotta che lo Stato stesso le ha sferrato, sia una malattia endemica da cui non c’è rimedio…
Ma entrando nel Palabarbuto, ecco  il vero miracolo: mi trovo di fronte ad una struttura ampia, pulita e luminosa che presenta  8  tatami, 8 aree di gara   perfettamente allineate e in perfetta armonia cromatica con l’arredamento del palazzetto. Sul fondo, 2 ring, uno dei quali – in verità -, non mi piace per niente pur avendo 4 corde. E’ vecchio e arrugginito, preso in affitto  da Elio Cotena, ex pugile professionista, noto maestro e organizzatore. Verrà successivamente imbellettito  da degli striscioni pubblicitari di uno sponsor tecnico  di questi Campionati che è la ditta Elefantino Sport – di Napoli appunto , che ha lanciato da qualche anno la linea di protezioni “Barrus” per la kickboxing. La perfetta organizzazione è opera di Gianni Di Bernardo, presidente del comitato regionale campano, e di Roberto Montuoro, suo braccio destro nonché direttore tecnico  nazionale federale per le squadre cadetti e juniores di semi contact. Praticamente è la coppia che già organizzò   i Mondiali Cadetti/Juniores della WAKO nel 2008, quindi una coppia affiatata e collaudata nel campo dell’organizzazione  di eventi sportivi come questo. E della cui professionalità  ero certo.
Era un ottimo inizio per questa edizione 2011 degli Italiani e notoriamente, se si sbaglia la logistica, si  rischia di mandare a carte quarantotto tutta la gara, tanto più che sapevamo di dover ricevere  quasi 1300 atleti provenienti da ogni parte d’Italia. Mentre Gianni e Roberto continuavano ad occuparsi della sistemazione dell’interno del palazzetto, Betty, Barbara e Francesco Mazzoni si sono trovati alle prese, nelle giornate di venerdì e sabato, con le procedure di accredito e iscrizioni alle gare.
A parole, sembra sempre tutto facile. Ma a conti fatti, avere a che fare con tutta quella massa di atleti e coach è stato massacrante da ogni punto di vista, come se un piccolo Tsunami si fosse abbattuto sulle nostre misere forze schierate in campo, ma che sono sopravvissute e che egregiamente hanno portato a termine il lavoro stabilito. Ma è stato commesso, ancora una volta, un grosso errore: ossia, di aver concesso a molte società – per far  sostanzialmente risparmiare loro i soldi del pernottamento a Napoli -, di effettuare peso e iscrizioni la mattina stessa della gara.
E’ chiaro che chi è preposto ai sorteggi e quindi alla stampa e alle fotocopie dei tabelloni di gara, non può nemmeno cominciare il suo lavoro se prima non ha tutti i nomi degli atleti  perfettamente controllati (ossia che siano presenti in quella  tal categoria di peso e quella tal specialità), nel suo computer. Se a ciò si aggiunge la scarsa professionalità di diversi coach che sbagliano la categoria di peso dei loro stessi atleti al momento dell’iscrizione, la qual cosa obbliga ovviamente la segreteria a spostare questo e quello , con grosse perdite di tempo, si capisce perché l’organizzazione burocratica dei Campionati è diventata, ancora una volta,  una corsa contro il tempo che si è poi tramutata  in un grande stress da parte di tutti. Dulcis in fundo: c’è poi il problema dei tempi di gara. E se nel semi contact abbiamo la facoltà di ridurre i tempi di gara, da 2 riprese di 2 minuti a una ripresa di 3, la stessa cosa non è applicabile nel light contact (va subito detto che una delle piacevoli note di questi Campionati è stato il grande numero di partecipanti alla Kick-Light, disciplina ultima nata in casa WAKO che ha soppiantato l'aerokickboxing, e che sta avendo grande successo: oltre  200 i partecipanti che insieme al light contact risultavano essere in tutto ben 586!  Purtroppo non sono riuscito a vedere manco un match di Kick-light - e me ne scuso con gli intreressati -, ed è per questo che non ne parlo in questo articolo). Tutto ciò per spiegare la ragione principale per la quale le gare di sabato, iniziate alle 11.30 del mattino, pur lavorando ininterrottamente su tutte e 10 le aree, sono poi terminate alle 11 di sera, mentre quelle della domenica, cominciate alle 11.00, hanno avuto termine – tra la soddisfazione generale -, alle 18.30, permettendo a tutti di rientrare nei rispettivi luoghi di provenienza. Insomma, nonostante i problemi succitati, la fatica e lo stress, i Campionati si sono svolti perfettamente.
Ma per darvi un’idea della complessità dell’organizzazione napoletana, vi basti  sapere che generalmente un Campionato del Mondo seniores della WAKO, che implica la partecipazione di 800 atleti circa, è svolto mediamente in 7  giorni  di tempo! Dunque i Campionati mi sono piaciuti e il plauso sincero va agli atleti e ai coach in primis, quindi agli arbitri e ai giudici, allo staff di servizio e a tutti coloro che hanno collaborato per questo ennesimo successo federale. Pur alle prese coi tanti problemi organizzativi, ho ovviamente seguito le gare, anche perché mi piace proprio vedere i migliori atleti in azione, ammirarli nelle loro plastiche ed eleganti azioni. Sono ormai un guardone professionista per questo. Ma devo anche dire che mi piacciono sempre di più le evoluzioni dei giovani. Credo proprio che tra di loro ci siano i grandi campioni di domani e quest’idea di continuità del nostro sport è davvero confortante e gratifica  tutti coloro che nei giovani hanno sempre creduto e investito tempo ed energie. Avevo già mandato un avviso ai naviganti, dicendo che dagli juniores stavano emergendo dei talenti che una volta arrivati tra i seniores, avrebbero dato loro del filo da torcere. Ero stato facile profeta e infatti  Veronica Lanzilao, la figlia del maestro Marco Lanzilao, già campionessa del mondo  di semi contact tra gli juniores appunto, ha battuto nettamente in finale nei 50 chili la calabrese Giulia Cavallaro, pupilla di Giorgio Lico nonché azzurra e campionessa italiana uscente.

Entrambe molto elastiche e dotate di grandi tecniche di calcio, si confrontavano mulinando le gambe con tecniche stellari.
Ma la laziale aveva dalla sua una grande risorsa in più: sembrava più furba e smaliziata dell’avversaria! Grande incontro quello della Lanzilao che nella seconda ripresa prendeva il largo andando a vincere nettamente e finendo tra le braccia del padre che se la coccolava.



Il  maestro calabrese Giorgio Lico (che è anche un vice-presidente federale)  avrebbe ripreso a sorridere quando la sorella di Giulia,  Roberta Cavallaro, porterà a casa una bella vittoria nei 60 chili vincendo chiaramente contro la napoletana Vittoria Annunziata e soprattutto quando riuscirà a piazzare ben 2 atleti calabresi, Maurizio Sciarrone e Vincenzo gagliardi, nella finale  dei 57 chili seniores, finale che per la cronaca è stata dominata dal Gagliardi, sempre più in odore di maglia azzurra quest’anno. Sempre nel semi, mi sono molto piaciuti altri due giovani, Adriano Passaro di Piacenza e Georgian Cimpeanu di Anzio, altro allievo di Lanzilao. Arrivavano infatti entrambi nella finalissima dei 63 chili, categoria orfana  quest’anno di Andrea Lucchese di Palermo (che si è preso una pausa di riflessione, anche a causa di qualche infortunio al ginocchio destro). Cimpeanu è ancora uno junior e a riprova del suo talento e della sua bontà, ha dato del filo da torcere al più esperto  avversario, allievo di Gianfranco Rizzi, che è stato in passato anche campione del mondo nella sua categoria.
Davvero elegante la loro azione, piacevole a vedersi, ancorché entrambi fossero velocissimi nelle loro azioni  e molto determinati a battersi. Ha vinto meritatamente Passaro, ma su Cimpeanu (che ha gareggiato anche nel light contact, vincendo nella sua categoria), c’è da scommettere per il futuro.
Per parlare di juniores che stanno dando qualche grattacapo ai seniores, citerò infine Matteo Milani, figlio di Federico, direttore tecnico del light contact, uno spilungone che, come già il padre, ha nelle tecniche di calcio le sue armi preferite.
Le mulina a piacimento ad altezze vertiginose. Ma Neri  Stella, pluricampione mondiale da juniores e con un numero imprecisato di piazzamenti a livello europeo e mondiale tra i seniores, pluricampione d’Italia, aveva più birra in corpo del suo giovane avversario che comunque ha battuto nettamente.  Matteo ha qualità fisico-atletiche incredibili, ma ha scarso fondo atletico e soprattutto gli manca ancora la malizia che può venire solo dall’esperienza di gara. Anche lui un talento da tenere d’occhio, anche se a Napoli il “vecchietto” Stella lo ha nettamente battuto.
Per parlare del nuovo che avanza, ecco che nel semi contact – dopo le straordinarie prove degli Europei e di Catania -, registriamo la sconfitta del lombardo Andrea Ongaro (un veterano di mille battaglie che non vuole rassegnarsi ad attaccare i guantoni al chiodo) e il giovane campano Marco Natale che lo ha battuto per 15-11.
Per quasi tutti gli altri azzurri seniores, sia maschi che femmine che non ho menzionato, direi normale amministrazione, nel senso che hanno vinto tutti e a volte con largo margine, come il lombardo Domenico De Marco, un vero mattatore nei 69 chili dove ha rifilato due cappotti (distacco di 10 punti!) ai suoi diretti avversari in semifinale e finale, rispettivamente Fabrizio Gaverini (di Bergamo) e Davide Sfulcini di Piacenza.
Nel light contact, un match mi è rimasto impresso in maniera particolare, quello disputato sul ring (siamo infatti stati costretti ad utilizzarli entrambi per sveltire le operazioni)  tra l’ex azzurro Simone Concu di Cuneo e il veneto Marco Perissinotto. Concu veniva da un grave infortunio al braccio destro che lo aveva tenuto lontano dalle competizioni per tanti mesi, mentre invece Perissinotto non solo aveva vinto l’Europeo a Baku, ma aveva dominato anche a Catania, nella Coppa del Presidente. E’ stato un ottimo incontro, teso, vibrante e  anche tosto dal punto di vista fisico perché i due non si risparmiavano colpi potenti. Concu ha retto bene nella prima ripresa, ma nella seconda si vedeva che aveva ancora problemi al braccio e ha perduto. Perissinotto comunque è un ottimo elemento ed è bene avere due atleti così validi in vetta ai 74 chili che si fanno concorrenza.
Anche  alcune finali  degli sport da ring mi sono piaciute e molto (nel full, quella dei 71 chili tra Sechi e Denora, quella dei 75 tra  Casale e Di Flavio, il match-esibizione di Elio Pinto).

Ma il tempo è tiranno  così come lo spazio a disposizione e allora, anziché parlare solo di cose positive, voglio invece parlare di un incontro che proprio non mi è piaciuto, soprattutto perché a vincerlo è stato quello che a mio avviso aveva nettamente perduto. Parlo dell’incontro di low-kick  tra Luciano Nubile, allievo di Riccardo Bergamini di Pescara, e Gianluca Stitzer del Fight Club Palestre di Riccardo Wagner.  Premesso che Stitzer si è cimentato nella kick perché non aveva avversari nel full, ci ha messo una ripresa a ritrovare i ritmi e la distanza giusta di questa specialità, e poi ha macinato l’avversario che ha cominciato – in maniera quasi insopportabile – a legare il suo avversario per impedirgli di combattere.
Entrambi i ring avevano in uso l’Easy Scoring System, ossia si poteva seguire l’andamento del giudizio arbitrale sui monitor posti ai bordi delle scalette o sui televisori ai lati del quadrato. A giudicare questo incontro, anche un giudice – di cui non farò il nome - , ma della stessa società di Nubile che, guarda caso, non segnava mai i punti che Stitzer metteva a segno.
L’arbitro centrale dell’incontro era un romano  (ma anche qui  non voglio citare il nome e  fargli cattiva pubblicità, perché chiunque può umanamente sbagliare), ma si è limitato a richiamare verbalmente il pescarese e quindi a dargli un richiamo ufficiale soltanto. Stitzer, specie nella terza ripresa, stava proprio dilagando e l’avversario è rimasto in piedi per puro riflesso tra clinch continuati ed esasperanti, lasciati correre dall’arbitro centrale che invece avrebbe dovuto penalizzarlo o addirittura squalificarlo. Insomma è finita che Nubile quasi non si reggeva più in piedi, ma che alla fine è risultato vincitore per…non si sa quale ragione. E’ stato un momento veramente vergognoso del Campionato. E credo che anche Riccardo Bergamini sia rimasto deluso da questa vittoria immeritata ( come poi mi ha confermato telefonicamente). Non sempre fila tutto liscio. Purtroppo. Ma almeno abbiamo il coraggio di ammetterlo. Ma ovviamente tutto questo non intacca le altre tante medaglie portate a casa dagli atleti abruzzesi (ben 13, se non vado errato) . Se ricordiamo cosa sta passando l'Abruzzo a causa del terremotodi qualche anno fa, quello che Bergamini riesce a fare nella sua regione sa del miracoloso. Complimenti  dunque a tutta la sua squadra. Così come devo fare i complimenti all'Aikya di Palermo di Giampaolo Calajò (direttore tecnico del semi contact della nazionale norvegese che ha  ricreato dal nulla), e che vanta tantissimi talenti, tra cui, oltre ad Andrea Lucchese, Gregorio Di leo, Luisa Gullotti e una schiera di giovani talenti da far paura. La squadra di Calajò ha battuto in finale quella di Gianfranco Rizzi grazie soprattutto agli ottimi risultati di "Grillo" Di Leo appunto e di Luisa Gullotti, determinanti per la vittoria finale.E' finita così in gloria. Nonostante la sfacchinata, si  è  tornati a casa felici di sapere che la Kickboxing, al di là dei tanti problemi dovuti alla situazione economica e sociale in cui ci troviamo , alla sua crescita impetuosa,  sta godendo ottima salute.

Ed eccovi tutti i risultati.