12/09/2007 - 14.14

LE DOMANDE DE "IL GUERRIERO"

1. Buongiorno Presidente, e ben tornato su queste pagine web de "Il Guerriero".
Sembra che lei non finisca mai di stupire gli appassionati della kickboxing, riservandoci sorprese estremamente gradevoli e forse insperate, come quella di Algeri. Il nostro collaboratore Roberto Fragale ci ha inviato una serie di articoli in merito che abbiamo composto in uno speciale sulla partecipazione della kickboxing ai 9° Giochi Olimpici Africani e che sta lasciando sbigottiti ed increduli tutti i nostri lettori… Sapendo ormai per esperienza che le cose non nascono certo per caso, ci dica un po’… Da quanto tempo stava lavorando a questo progetto?


Caro Piccirilli, innanzitutto la prego di scrivere d’ora innanzi KICKBOXING come un’unica parola.

“Ci stavo lavorando da subito dopo il riconoscimento ufficiale della WAKO da parte del GAISF nel 2006. Credo proprio che quel riconoscimento resterà come la pietra miliare, la svolta fondamentale della nostra federazione che è ora la sola Federazione ufficiale di kickboxing al mondo. Ciò ovviamente ci ha spianato la strada verso manifestazioni come quella di Algeri, potendo contare sia sull’aiuto dei vari Comitati Olimpici Nazionali che sul fatto che la kickboxing è ormai uno sport popolare ovunque. E’ chiaro che non saremmo mai stati inseriti nei Giochi Africani se non fossero esistite le premesse della popolarità.”


3. Come era la situazione della WAKO in Africa, prima di questi Giochi?

“ La situazione era difficile, nel senso che l’Africa è un continente vastissimo con enormi problemi,
dall’AIDS diffusissimo alle malattie tropicali, dal multilinguismo al tribalismo, dalla povertà alle enormi disparità socio-economiche, dalla vastità del territorio alla difficoltà dei collegamenti tra stato e stato. In questo quadro, la WAKO era sì diffusa, ma i vari membri – che stentano a capirsi (i paesi francofoni stentano a comunicare con quelli anglofoni) non avevano mai collaborato tra loro.
Grazie all’aiuto di manifestazioni come gli African Games, c’è stata questa inversione di tendenza. L’anno prossimo, in Nigeria, ci saranno i primi veri Campionati Africani di kickboxing. Un bel passo avanti.”

4. Come sono avvenuti i primi contatti con il COJA e perchè?

“I contatti sono venuti attraverso la Federazione Algerina di Kickboxing diretta da Mr. Louali Mafoud, un vecchio amico karate-ka pure lui.Ero stato ad Algeri per la creazione della WAKO AFRICA, passo fondamentale per accedere poi ai Giochi Africani che si sarebbero poi tenuti, guarda caso, ad Algeri.”


5. Abbiamo letto nel nostro speciale, che Lei ha portato con se anche uno staff di Ufficiali di Gara della WAKO dall’Europa. Perché lo ha ritenuto opportuno e soprattutto, perché proprio loro? Quali erano i compiti loro affidati ad Algeri?




“Poiché sapevo che i paesi africani non si erano mai incontrati prima in una gara ufficiale, prevedendo la loro partigianeria e la loro scarsa conoscenza di regole arbitrali, ho saggiamente preferito portarmi un mio staff per garantire un più che corretto svolgimento del torneo. Volevo che fosse un successo anche per garantire un futuro al nostro sport nell’ambito dei Giochi Africani. Perché proprio loro? Perché li conosco uno ad uno e conosco la loro correttezza e imparzialità. Il loro compito era di svolgere un arbitraggio neutrale e educare nel contempo gli arbitri e i giudici africani.”



6. Ritiene che questi compiti siano stati portati a termine nel migliore dei modi?

“Ovviamente sì. Tutto è filato liscio e nel migliore dei modi – a parte qualche sbavatura- , come avevo previsto.”

7. Cosa ci può dire dell’accoglienza che il COJA vi ha riservato?

“E’ stata semplicemente munifica e perfetta, il massimo che un paese come l’Algria poteva offrire in fatto di sicurezza e di qualità.”


8. Il COJA è interessato a far entrare la kickboxing nella sua organizzazione olimpica?

Il COJA non è interessato direttamente a far entrare la kickboxing nel CIO, né potrebbe farlo. Ma è proprio il successo della kickboxing in manifestazioni di quel tipo e la sua diffusione nel mondo che ci consentiranno di entrare nel CIO. Entro il 15 dicembre la WAKO presenterà ufficiale domanda in tal senso. Pensate che il criterio base di ammissione prevede oggi che lo sport richiedente sia riconosciuto dai vari NOC in almeno 55 paesi e in 4 continenti. La WAKO ne ha già 68!.”


9. Come ritiene abbia lavorato la WAKO per la preparazione di questa presentazione della kickboxing come sport dimostrativo ai giochi olimpici Africani?

“Credo che la WAKO abbia fatto bene a selezionare una sola specialità, il full contact, per essere presente a questi Giochi. Il torneo era così ben gestibile e tutto ha funzionato come previsto.”

10. Che riscontro ha avuto la presentazione della WAKO in questo frangente? Quali gli esiti positivi o negativi se vi sono stati?

“Penso che la WAKO abbia offerto di sé un’immagine positiva. Il torneo è stato spettacolare anche se, in generale, il livello tecnico non è stato stellare , com’era prevedibile del resto, vista la scarsa esperienza di alcuni paesi in tornei di questo tipo. Credo che il torneo di full contact abbia avuto meno spettatori di quanti ne meritasse perché la location era un po’ distante da Algeri, una cinquantina di chilometri. Ma penso che , essendo la prima apparizione della kickboxing nei 40 anni di storia dei Giochi Africani, sia comunque stato positivo.”

11. Gli Ufficiali di Gara africani preparati dal suo staff, sono stati messi in grado di poter lavorare da soli, da adesso lo saranno… o ritiene abbiamo ancora bisogno di momenti di aggiornamento?

“Ovvio che gli Africani abbiano bisogno di “good coaching”, cioè di esperti che li aiutino a migliorare in ogni settore e in ogni specialità del nostro sport. Abbiamo già avviato intese in tal senso.”

12. Una sua opinione sul livello tecnico degli atleti africani?

“Come ho già detto, c’è una grande disparità di livello tecnico tra gli stessi paesi africani. Notoriamente i paesi magrebini sono avanzatissimi rispetto al resto del continente. Ciò dovuto in parte anche al fatto che hanno partecipato ai vari campionati mondiali WAKO da sempre.”

13. Fragale mi aveva presentato il presidente della WAKO Marocchina in occasione degli ultimi mondiali WMF a Bangkok a cui la nostra Redazione mi aveva inviato. La federazione marocchina è una delle più forti tecnicamente, come mai leggo che proprio il Marocco non era presente a questi giochi africani?

“Purtroppo, e questa è una grave anomalia, il Marocco non fa ufficialmente parte dei Giochi Africani. E’ una loro scelta politica su cui non ho mai indagato. Non hanno mai partecipato ai Giochi Africani e pertanto non erano presente manco al torneo di full contact. Una grave mancanza, ma che ha permesso agli algerini di primeggiare, seguiti dai tunisini.”.

14. Adesso leggo che è il Presidente della federazione algerina che è diventato il Presidente della Confederazione WAKO Africana. Sembra sia una persona molto efficiente e che politicamente sappia muoversi in un contesto molto variegato. Il suo attuale ed ultimo incarico è stato determinato da che cosa?

“Mafoud Louali è ben introdotto in Algeria, lavora anche per il Comitato Olimpico algerino. Visto che i Giochi erano nel suo paese, visto che i marocchini erano assenti per le note ragioni, mi sembrava logico appoggiarlo perché diventasse presidente della WAKO Africa. Resterà in carica per altri 4 anni.”

15. Abbiamo letto sul resoconto che ci ha fatto Fragale, della presenza massiccia dei media Africani. Un simile avvenimento di tale importanza per la kickboxing WAKO, non crede debba uscire anche dai confini locali per entrare a far parte di tutto il mondo WAKO e della kickboxing in generale, facendo inorgoglire ogni suo membro di appartenervi?

“Essendo anch’io un giornalista oltre che presidente della WAKO, mi sono premurato di informare tutti i nostri paesi mandano un breve articolo e alcune foto perché le diffondessero. Ho scritto un articolo che andrà sulle riviste specializzate e sui nostri siti. Più di così personalmente non posso fare. Chiaro che un avvenimento del genere avrebbe dovuto avere ben altra risonanza.”

16. Non abbiamo però notato la presenza di media provenienti da altre nazioni (c’erano?) oltre quelle africane, è solo grazie alla presenza di Roberto Fragale che abbiamo appreso la notizia di questo ulteriore successo della WAKO, e quindi suo. E’ stata una causalità quella di Fragale o ritiene la notizia di questo avvenimento sia trascurabile rispetto a quello che è, ad esempio in Italia, il movimento della Kickboxing?

“Purtroppo l’Africa è vista dagli Occidentali come un continente sottosviluppato. Credo di poter dire che i Giochi Africani sono stati snobbati dai media occidentali, anche se alle Olimpiadi, sono tanti gli atleti africani che salgono sul podio.”


17. Sembra che siamo stati gli unici a pubblicare notizie sui 9° Giochi Olimpici di Algeri e ne siamo orgogliosi. Questo grazie anche a Fragale e naturalmente a Lei Presidente, che pare si sappia circondare delle persone giuste per raggiungere sempre i suoi obiettivi. Ritiene sia soprattutto questo l’ingrediente segreto dei suoi tanti grandi successi, o c’è anche dell’altro?

“Credo che in qualunque azienda o industria, il manager abbia l’obbligo fare delle scelte anche se a volte impopolari o azzardose, e sapersi circondare di collaboratori giusti. Avere una squadra con dei forti giocatori ben disposti sul campo credo sia l’elemento essenziale per cercare di vincere. E a me piace vincere.”


18. Ci dice Fragale che mentre il suo staff europeo organizzava e preparava lo staff arbitrale africano, lei è sempre stato occupato per tante altre diverse ed importanti faccende… Ce ne può parlare.. anche genericamente?

“ Mentre sono in un certo posto , per esempio ai Giochi Africani, devo già occuparmi della prossima attività internazionale della WAKO, per esempio i Mondiali in Serbia a Settembre.
Il mio lavoro è costantemente proiettato in avanti . So già quali manifestazioni mi attendo nei prossimi 3 anni. Figuriamoci quindi se non ero occupato in altri progetti.
Per quanto mi riguarda, il mio compito principale è programmare , con largo anticipo, le attività internazionali e solo quest’anno ci attendono i Mondiali di Belgrado (24-30 Settembre), gli Asian Indoor Games di Macao –Cina – dal 22 al 27 Ottobre, gli Europei Cadetti/Juniores previsti a Faro –Algarve-Portogallo, dal 6 al 10 Novembre e infine la seconda parte dei nostri Mondiali seniores, dal 26 Novembre al 2 Dicembre sempre in Portogallo, a Coimbra. Mica male!”.


19. Come ha lasciato, dopo i Giochi Africani quindi, la situazione in Africa?

“Esiste oggi un progetto per cui i paesi africani si ritroveranno, come ho detto precedentemente, in Nigeria l’anno prossimo. Nell’ambito di quella manifestazione, ci saranno stage di aggiornamento internazionale sia tecnico che arbitrale. Ogni 2 anni, così come gli Europei hanno il Campionato Continentale, loro avranno quello Africano.
Occorre dare continuità all’attività. Quella sporadica non serve a nulla.”


20. Quindi quali prospettive future prevede per la Confederazione WAKO africana?

“Penso che se la sapranno cavare. C’è un crescente orgoglio africano che circola. Mi piace lo spirito che anima gli africani.”

21. Abbiamo letto inoltre, che qualcosa di analogo accadrà tra non molto anche in Asia, ci può dire qualcosa anche su questa ulteriore partecipazione della kickboxing WAKO come sport dimostrativo agli Asian Indoor dell’OCA?

“L’Asia è un altro immenso territorio con altrettanti immensi problemi, ma con una differenza: esiste l’Olympic Council of Asia – OCA – che appartiene al principe del Kuwait Al-Sabah che ha enormi risorse economiche a disposizione. L’organizzazione dei Giochi Africani è stata eccellente, ma penso che quella degli Asian Indoor Games sia addirittura faraonica. Andiamo in Asia come sport dimostrativo (mentre in Africa eravamo sport ufficiale), ma contiamo di restarci e per lungo tempo. A Macao porteremo ben 3 specialità, il semi contact, il full contact e la low-kick. Abbiamo voluto ridurre a 5 le categorie di peso per specialità per un totale di 15 atleti per paese, tutti maschi, e sono sicuro che il livello tecnico generale sarà molto alto, tenuto conto della presenza di paesi evoluti nella kickboxing come quelli dell’Asia centrale: il Kyrgyzstan, il Kazahkstan e l’Uzbekistan. Sarà uno spettacolo da non perdere e sono ansioso di andarci.”


22. Sappiamo che Lei è molto cauto sull’argomento… Ma pensa che la kickboxing possa mai divenire uno sport olimpico?

“ Penso francamente che sia difficile entrare tra i Giochi Olimpici, e per tutta una serie di ragioni. Ma essere presenti in maniera costante a manifestazioni come gli African Games, gli Asian Games, magari nel 2009 nei Giochi Del Mediterraneo che si svolgeranno a Pescara, magari nei Pan American Games, sono tutte tappe di avvicinamento verso il grande obbiettivo finale.
Ma resto dell’idea che la WAKO debba crescere ancora molto di più e in tutti i sensi prima di tentare il grande passo.Non saremmo pronti che tra 10 anni almeno o più .Chissà se farò in tempo…”

23. Presidente, la ringraziamo della sua cortese pazienza e attenzione e le ricordiamo che siamo a sua disposizione, se lo desidera, per utilizzare i nostri servizi per la promozione della WAKO nell’ambito degli sport da combattimento, come del resto crediamo di aver sempre fatto.

“Grazie per la vostra disponibilità. Mi sembra che sulla mia ci possiate contare sempre.”