04/12/2012 - 11.59

MA CHE SORPRESA LA ROMANIA!

Azzurri splendidi agli Europei di Bucarest, chiudono l’anno in bellezza

Erano 30 anni che la Wako attendeva di sbarcare in Romania, ma tra dubbi e perplessità, alla fine i romeni si sono superati con una faraonica promozione e una grande festa finale nell’ex palazzo di Ceausescu.

di  Ennio Falsoni

Lo stereotipo che circola sui romeni è che siano tutti degli zingari e dei perditempo, da cui occorre stare alla larga. E purtroppo lo stereotipo è supportato proprio da tanti di loro che si piazzano regolarmente negli incroci di tante strade in Italia così come nel resto d’Europa. Ma proprio i romeni con cui abbiamo avuto a che fare, ci hanno detto che quegli ‘zingari’ non sono romeni. Sono una popolazione di nomadi che per tradizione vengono erroneamente accomunati a loro. Ma tant’è… Resta il fatto che quando espressi l’idea di portare i campionati d’Europa della Wako a Bucarest, tutti mi dicevano s’ero matto: potrebbe essere una schifezza, non c’è una forte federazione di kickboxing a supportarti, rischi di fare una brutta figura…
Ma siccome sono testardo e mi piacciono le sfide, dopo aver parlato con l’attuale presidente Dorel Bulearca che era venuto a Milano per incontrarmi per l’apposta (un praticante di karate Kyokushinkai dal collo taurino), ho deciso di scommettere sulla Romania e abbiamo convenuto di portare la Wako a Bucarest per la prima volta nella sua storia. Così è stato dal 24 Novembre all’1 Dicembre, con le discipline di Point Fighting, Full Contact, Kick-Light e Forme Musicali, cui hanno partecipato 509 atleti (di cui un terzo donne) in rappresentanza di ben 36 nazioni europee. Più o meno i numeri che abbiamo avuto ad Ankara, ma che se sommati, danno un’idea esatta di quello che la Wako è oggi in Europa soltanto: oltre 1000 seniores agli Europei, e scusate se è poco! (Sempre per darvi un’idea dei nostri numeri: pensate ai 1600 atleti cadetti e juniores di Bratislava, e al fatto che la Wako quest’anno ha organizzato i campionati africani in Madagascar, quelli Pan-americani in Brasile e quelli Asiatici a Pune, in India, mettendone insieme altri 1000).
Facendo una rapida sintesi, dirò subito che la Romania ci ha letteralmente sorpreso per la qualità dei suoi alberghi (Marriott, Intercontinental, Novotel e Ibis quelli prescelti per ospitare gli 800 partecipanti a questa seconda parte degli Europei 2012), per la puntualità e l’efficienza dei trasporti da e per il palazzo dello sport, la qualità del cibo, l’ospitalità e l’atmosfera in genere che si era creata tra i partecipanti e gli organizzatori. Va detto che parte di questo successo organizzativo va condiviso con il nostro comitato organizzatore, di cui fanno parte gli italiani Giorgio Lico e Nicola Traina, che si sono veramente prodigati sino allo stremo delle loro forze perché la sala del Polivalenta (il loro palazzo dello sport più importante), fosse allestito come meglio non si potesse per questa’ultima kermesse europea di kickboxing. Il risultato del loro lavoro (dal setting della sala, alla coreografia delle premiazioni) è stato davvero eccellente e hanno ricevuto il plauso di tutti. Ma dove i romeni si sono superati, è stato proprio nella festa finale che hanno organizzato nientemeno che nell’enorme (e quasi inquietante) palazzo del Parlamento ai tempi di Ceausescu che campeggia su tutta la città di Bucarest, il secondo edificio più grande al mondo dopo il Pentagono per dimensioni, una struttura in marmo a prova di terremoti per la cui costruzione ci vollero ben 17 anni di durissimo lavoro, ma che oggi è una sorta di ricordo vivente del dittatore che ha dominato sulla Romania per un ventennio e che poi è stato abbattuto dalla rivoluzione come tutti sanno. Ebbene nel salone d’onore di questo incredibile e immenso edificio, dopo essere tutti passati attraverso gli stessi controlli che avvengono negli aeroporti all’imbarco, si sono ritrovate le 600 persone ch’erano rimaste al termine delle gare (notoriamente tutti i paesi che viaggiano in pullman ripartono subito dopo la fine delle competizioni), divisi in tanti tavoli loro dedicati per nazioni, con un ottimo servizio di buffet e, soprattutto, con una band di trombe e percussionisti che hanno deliziato tutti i partecipanti sino a mezzanotte. Tra gli ori dei soffitti e gli specchi di cristallo, molti si sono scatenati a ballare, divertendosi come matti. Un vero “happy ending”, una deliziosa ciliegina su una splendida torta quel ‘sayonara party’, penso uno dei più riusciti nella storia della Wako. Brava Romania e grazie!
Inutile dire che in mezzo alla gioia di tanti, la nostra era palpabile e maggiormente visibile. In fondo, a fare casino gli italiani non li batte nessuno. Il nostro gruppo di 74 persone era al settimo cielo perché lo squadrone azzurro, nel computo totale di tutti i risultati, era al secondo posto subito dietro a quello della Russia, notoriamente la prima nazione al mondo nell’ambito della kickboxing. Ma soprattutto l’Italia era sul tetto d’Europa nella specialità del Point Fighting (diretto in Italia da Emanuele Bozzolani e Gianfranco Rizzi), risultato che confermava la straordinaria prestazione italica ai Mondiali di specialità di Dublino del 2011. L’unico leggero sapore di amarognolo in bocca ci era rimasto per aver perso di 1 solo punto la finale a squadre con i nostri soliti rivali ungheresi: 21 a 22 per i magiari al termine di 4 tiratissimi incontri in cui…, la sorte - questa volta sì -, ci aveva penalizzato. Dopo una splendida Gloria De Bei che portava in vantaggio l’Italia nel primo incontro e uno scintillante Davide Colla nel secondo, l’Italia - per sorteggio -, era la prima a scegliere il proprio rappresentante da mandare in campo, ch’era Adriano Passaro, vice-campione d’Europa nei 63 chili. I nostri tecnici Gianfranco Rizzi e Emanuele Bozzolani pensavano che l’Ungheria schierasse per l’occasione il campione d’Europa, colui che aveva appena battuto Passaro, l’ungherese Veres. Invece Istvan Kirali, il tecnico della squadra avversaria, avendone la facoltà, gli manda contro nientemeno che Moradi, già pluri-campione del mondo e d’Europa nei 79 chili e che a questi Europei era stato messo fuori, e al primo turno, da un altro fenomeno della specialità, l’irlandese Robert McMenamy negli 84 chili. Moradi è certamente tra i migliori atleti al mondo di suo e se ci mettete anche la differenza di stazza e di peso tra i due contendenti, capirete perché il povero Adriano aveva poche chances se non quella di limitare la sconfitta. Ma le gambe e i piedi di Moradi sono da vero funambolo e Passaro è andato sotto di 8 punti! Niceforo è stato il nostro ultimo rappresentante e, anche lui fresco campione d’Europa negli 89 chili, aveva di fronte un Lillipuziano come Veres che tuttavia, pur perdendo nettamente dall’azzurro, anche grazie all’aiuto di una penalità per uscite che non gli è stata assegnata, ha perso per un colpo in meno di Adriano e questo ha dato loro la vittoria. Insomma, se Kirali avesse schierato Veres al posto di Moradi, e Niceforo avesse potuto battersi lui col fenomeno ungherese, l’Italia avrebbe vinto anche l’Europeo a squadre. In ogni caso, questi giovani come Colla e Sfulcini (entrambi della scuola di Gianfranco Rizzi ed entrambi campioni d’Europa a Bucarest!), unitamente agli stessi Adriano Passaro, Paolo Niceforo sono delle garanzie per il nostro futuro essendo entrambi dei veri fenomeni. Senza parlare delle ragazze come Giulia Cavallaro (oro nei 50 chili), Luisa Gullotti (oro nei 55),
 la veterana Gloria De Bei, eccetera, che sono tutte fortissime e validissime. La scuola italiana in questa specialità è solida ed è un punto di riferimento costante per tutta la Wako. Va subito segnalato che in questa specialità, che è stata confermata per i World Combat Games di S.Pietroburgo del 2013, l’Italia ha piazzato 3 atleti su 4 posti a disposizione: Adriano Passaro, nei 63 chili, che ha perso di misura la finalissima contro Richard Veres nei 63.5 chili ; Neri Stella negli 84 chili, che ha vinto il bronzo per aver perduto in semifinale proprio col vincitore irlandese McMenamy e tra le donne, la mammina veneta Gloria De Bei, che ha perduto una finale certamente alla sua portata contro l’irlandese Shauna Bannon. Rispetto a Pechino, ci mancherà un atleta di spessore come Gregorio Di Leo. Avremmo certamente potuto avere Domenico De Marco tra i qualificati nei 74 chili, ma purtroppo per noi, sua moglie sta per partorire due gemelli e ovviamente la sua mente sarebbe stata altrove ed è rimasto a casa. Siamo comunque felici per la sua famiglia e per il fatto che la Federazione avrà sicuramente due futuri campioni in più. Auguri vivissimi Mimmo!
Va spesa qualche parola anche per i veterani di Point Fighting della Federazione, atleti che nonostante il passar del tempo amano ancora gareggiare e sentire l’adrenalina scorrere nel corpo per le tensioni dei match. Sono stati determinanti per il computo totale delle medaglie.
Bruno Manca Il piemontese Bruno Manca ha vinto l’oro sul francese Jean-Philippe Lusine nei 63 chili (e il nostro sembrava Davide contro Golia!); Marco Balestrino ha vinto l’oro superando l’austriaco Andreas Pertl; John Barbetta ha vinto contro un altro austriaco, Gerald Zimmermann; e infine nei supermassimi Andrea Borrello che ha superato nella finalissima il coriaceo ungherese Istvan Toth. Insomma, un trionfo per gli azzurri, che su 5 veterani hanno portato a casa ben 4 ori e 1 argento con Paolo Zampieri, che ha purtroppo perso contro il folcloristico irlandese Eamon Breslin.
Bucarest strappava il biglietto per S.Pietroburgo anche per alcune categorie del Full Contact (quelle dei 63,5, dei 71 e dei 91 chili tra gli uomini e la 56 chili per le donne). Massimo Liberati e Donato Milano, i tecnici preposti a questa specialità da tanti anni ormai, hanno molto ben lavorato, ma va subito detto che nessuno dei nostri atleti è riuscito nell’impresa di qualificarsi. E certamente non per loro demerito, quanto per la bravura dei rispettivi avversari. Non è infatti una novità che la Russia sia in testa, ma anche paesi come la Norvegia e la emergente Turchia, sono nazioni fortissime negli sport da ring che danno serio filo da torcere indistintamente a tutti. L’unica medaglia d’oro in questa difficile e dura specialità è venuta, ancora una volta, dalla fenomenale siciliana Valeria Calabrese nei 48 chili che ha sbaragliato il campo con la sua solita classe, la sua solita straordinaria scelta di tempo, il suo incredibile occhio, il micidiale diretto sinistro d’incontro, la sua grinta, la sua caparbietà. Ancora una volta ha piegato la russa di turno in finale, la pur solida Rada Akulova che la sovrastava per stazza. Ho francamente visto degli ottimi incontri, sia da parte di Roberto Piazzagalli (bronzo nei 57 chili) così come quelli di Cristian Vedovelli (bronzo negli 85), di Clarissa Oddi (bronzo nei 52 chili), ma anche di tutti gli altri che hanno veramente dato tutto quello che avevano, ma che ovviamente non è stato sufficiente per arrivare alla zona medaglie. A tutti il nostro sincero plauso per l’impegno profuso.
Archiviate le specialità che qualificavano atleti per i World Combat Games, resta da dire della Kick-light, che sta prendendo sempre più piede in Europa come nel mondo e che ha visto primeggiare sì la Polonia su tutte le altre nazioni, ma in cui anche l’Italia si è fatta davvero onore.
Va subito detto di una giovanissima diciottenne, la piemontese Nicole Perona nei 55 chili, che dopo aver vinto l’oro nei mondiali Juniores di Brastilava è passata tra i seniores vincendo nuovamente e alla grande contro, guarda caso, la polacca Iwona Nieroda e emozionando tutto il gruppo che l’ha poi festeggiata tantissimo.
Un altro oro, sempre rosa, è venuto dalla veneta Giulia Compagno della scuola di Luca Terrin che nei supermassimi femminili si è imposta sulla figlia del presidente della Federazione bulgara Denitsa Koleva. Ma bene hanno fatto anche il bergamasco Alex Crotti della scuola di Egidio Carsana che ha perduto però in finale solo contro un eccellente atleta, il russo Alexandre Bakirov nei 63 chili, così come Danilo Zaccone, fermato solo nella finalissima dall’ungherese Viktor Hargitai; Isreal Gershon nei 69 che è arrivato al bronzo; Salvatore Mangiafico, bronzo nei 79 chili; la sarda Valentina Cabras anche lei arrivata al bronzo nei 50 chili come la bresciana Adriana Tricoci nei 60 chili. Bruno Campiglia e Omar Vergallo, tecnici delle squadre azzurre, avevano dunque di che gioire anche loro. Per quanto riguarda le Forme Musicali infine, specialità che ha visto solo una quarantina di partecipanti, abbiamo nel veneto Alberto Leonardi un nostro punto di forza da molti anni. Alberto ha eseguito una composizione fluida e acrobatica, molto piacevole, ma il suo problema…, è l’anagrafe. Le sue esecuzioni mancano quel pizzico di velocità d’esecuzione che solo i suoi giovanissimi avversari hanno.

E il problema è che non si vede all’orizzonte, in questa specialità, un suo altrettanto valido successore. Insomma, ladies and gentlemen, si chiude così un anno straordinario per qualità e quantità di atleti partecipanti alle attività di kickboxing. Per quanto mi riguarda, ho appena il tempo di scrivere questo articolo e preparare una nuova valigia.
Il Brasile mi attende per i campionati Pan-americani per un altro giro di giostra.
Buon anno a tutti!