21/02/2017 - 17.08

Ring War, Monza 18/02/2017

Foto di Giancarlo Favaro e Beppe Merico

Non un evento con il ring al centro della scena, non uno spettacolo di luci e suoni, ma uno spettacolare show di fighters che si sono battuti all’ultimo sangue regalando pura esaltazione al pubblico numerosissimo, che ha fatto da co-protagonista in una scenografia da urlo. Questo, arrivato alla sua quarta edizione, è diventato sabato sera RING WAR, competizione di Muay Thai promossa da Diego Calzolari. 18 febbraio 2017, ore 19:00 con la consegna degli Italian Muay Thai Awards volti ad omaggiare chi si è contraddistinto per rendere grande la Muay Thai in Italia nell’ultimo anno, il Presidente di FIKBMS Donato Milano, Angelo Valente, Valerio Ghionna, Barbara Falsoni, Elisa Giovannelli, il palazzo dello sport di Monza è ormai pronto ad accogliere gli atleti provenienti da ogni dove…Italia, Francia, Grecia, Inghilterra, Thailandia.




E iniziano così 14 match incessanti, 13 di Muay Thai e 1 di K-1, che si susseguono in un climax ascendente, proponendo sempre più entusiasmanti sfide internazionali e titoli in palio. Unico match femminile della serata, il Titolo Italiano Pro di Muay Thai FIKBMS, dove una giovanissima Alessia Coluccia (Zen Shin Lecce) presentatasi con un promettente curriculum, ha convinto la giuria conquistando la cintura contro la già grandissima avversaria milanese Cristina Caruso (Ludus Magnum).



Tre invece i titoli mondiali disputati. Per la prima volta, omologato il WMO WORLD MARATHON TOURNAMENT, conteso tra quattro sfidanti sorteggiati pubblicamente la sera prima in seno alla conferenza stampa: due su quattro gli sfidanti italiani, che il caso separa in semifinale. Primo match, Luca Roma (DE PRO) opposto a Alexandro Vlahos (GRECIA), che vede imporsi l’italiano già noto per la sua esuberanza sul ring; subito a seguire, Eugenio Donato (YAMABUSHI GYM) opposto a Muangsee Pumphanmuang (THA), continuano a battersi colpo su colpo, portando la giuria a richiedere l’extra round dove, una successione di proiezioni dal clinch, permette al thailandese di accedere alla finale. E’ in quest’ultima che il thailandese esprime tutta la sua potenza alla lunga distanza, sferrando delle tecniche di calcio che ledono il braccio destro dell’italiano al punto da costringerlo a lasciare il match nel secondo round. La prima cintura è assegnata, e non è andata all’Italia.



Già nel match precedente, Nopparat Keatkhamtorn (THA) ormai noto per il suo curriculum che sfiora i 350 incontri disputati, aveva battuto l’italiano Martin Meoni (SIAM GYM), atleta cresciuto moltissimo in esperienza sui ring thailandesi, e pronto ad affrontarli tenendogli testa: con un verdetto non poco sentito dal pubblico nazionale che avrebbe ovviamente voluto vedere trionfare un Meoni in ascesa nel finale, il thai conquista la giuria per la sua efficacia, se non anche per l’elevato numero di proiezioni di cui si sapeva essere specialista. E’ il momento di rifarsi, l’Inno Nazionale cantato in piedi da tutto il pubblico presente sugli spalti e nel parterre, non può rimanere inascoltato…



Anouar Khamlali (DE PRO), asceso strepitosamente nell’ultimo anno e conteso ormai dai più grandi promoters internazionali, colpisce dove nessun altro è mai riuscito prima: da sempre imbattuto in Italia e nelle tre passate edizioni di RING WAR, il feroce Armin Pumphanmuang (THA) è messo KO alla seconda ripresa. E’ il trionfo di un giovanissimo e prestantissimo italiano che veste la seconda cintura mondiale WMO messa in palio.

Ultimo match, per la prima volta il Titolo Mondiale della WBC Muay Thai, la magica cintura verde sognata da ogni pugile del mondo, è in palio per un atleta italiano…
E’ adrenalina, energia, concentrazione e voglia di vincere quella che si vede sul volto di Joseph Lasiri (DE PRO) quando sale sul ring, mentre danza la Ram Muay, mentre guarda il suo avversario Mohamend Bouchareb (FRA) entrandogli negli occhi. Al gong è guerra dal primo istante, ed entrambi i fighters vogliono chiudere al primo round. Lasiri attacca, attacca e attacca ancora, il francese risponde cercando subito la gomitata decisiva d’incontro. E la gomitata arriva, colpisce e taglia, ma non è quella buona. Perché Lasiri non ha nessuna intenzione di essere fermato, e incurante della ferita costringe fino all’ultimo secondo dell’ultimo round il suo avversario a percorrere il quadrato delle corde, opprimendolo frontalmente con ogni colpo e lasciandogli solo la possibilità di un definitiva risoluzione per vincere.

Sul finire del quinto round Lasiri sa che non può essere fermato e spinge sull’acceleratore, e al suono del gong è un tripudio, un pianto, per tutto il Palazzo vestito al Tricolore una soddisfazione. Solo impegno, dedizione e passione per vincere, organizzare questo magnifico evento sempre più grande e per amare gli atleti.