11/03/2013 - 14.27

Super gala di kickboxing a Montecarlo con 8 titoli mondiali

IL MONDO DEL LUSSO NON CONOSCE CRISI

Claude Pouget organizza uno storico evento nel mondo dorato del Principato.

Di Ennio Falsoni

A Fontvieille, ai confini con Cap d'Ail e la Francia, dove oggi c’è il modernissimo impianto polivalente Louis II, nel 1979 si tenne il primo gala di "karate full contact" nella storia del Principato che allora vedeva al trono il principe Ranieri, padre dell'attuale Alberto. L'ideatrice di quell'avvenimento fu Judy Quine, che da qualche anno soltanto era stata proiettata dal mondo del cinema (era figlia del presidente degli Universal studios) al" full contact" per essere stata costretta all'acquisto della PKA (Professional Karate Association) da Mike Anderson. E Judy Quine era amica di Grace Kelly, che nel frattempo era diventata moglie del Principe Ranieri e che era presente a bordo ring quella notte col Principe consorte! In quel Gala, il personaggio principale fu Bill "Superfoot" Wallace che mise Ko con un calcio laterale allo stomaco Darryl Tyler, un atleta di colore molto interessante e talentuoso all’epoca. Tra i match di sottoclou, anche quello di Flavio Galessi, un mio allievo (che anni dopo sarà ucciso in un agguato banditesco), ed ecco la ragione per cui mi trovavo là. Pensavo, allora, che il Principato potesse davvero diventare un punto di riferimento costante per le nostre attività, perché ha una naturale vocazione per l'eccellenza, il glamour e perché è frequentato da soli ricchi o quasi. Purtroppo invece, ci vollero più di 30 anni prima che la grande kickboxing potesse ritornarvi. E questo grazie a Claude Pouget, vice presidente della Federazione Monegasca di sport da combattimento e che a Monaco insegna kickboxing e Krav Maga allo Stadio Luis II, dove è " policier" e sua moglie ha un istituto di bellezza frequentato dalla splendida moglie di Alberto, la ex nuotatrice sudafricana Charlene.

Fu lo scorso anno che Claude ebbe l'idea di organizzare un Gala che aveva come clou la disputa del titolo intercontinentale tra l'olandese Sergiano Cairo e il romeno Bogdan Stoica, titolo vinto da Cairo ai punti. Fu un successo, a tal punto che per questo Pouget ha voluto riprovarci e...superarsi. Infatti non gli e' bastato di organizzare un altro bel Gala con un paio di titoli al massimo, ma ne ha voluti ben 8! Sull'esempio del Master di Tennis che da 8 anni vede il dominio dello spagnolo Rafa Nadal a Montecarlo, Claude ha ideato il “Kickboxing Fighting Masters” che ha ospitato 8 incontri tutti validi per altrettanti titoli mondiali Wako-Pro.

"Monaco ha la vocazione per l'eccellenza e in questo solco, ho pensato ad un avvenimento eccezionale, unico, straordinario, mai realizzato prima" – ha detto Claude Pouget nel corso della conferenza stampa di presentazione che si è tenuta nei locali tutti specchi e stucchi dorati del Casino. Ed e' stato di parola. Quello che ha messo insieme, grazie anche al mio personale aiuto e a quello di Jean-Paul Maillet di Canal+, è stato un avvenimento eccellente da tutti i punti di vista, curato nei minimi dettagli con maniacale professionalità, cosa che gli ho riconosciuto io stesso nel corso della stessa conferenza stampa.

In un momento socio-economico dove internazionalmente si sta assistendo a terribili crisi economiche, a grossi disagi sociali e a profondi cambiamenti, Claude Pouget e' stato indubbiamente bravo dunque, a trovare il fondamentale sostegno del Principato per questa sua nuova creatura che ha portato a Monaco alcuni dei migliori atleti di kickboxing del momento. "Chapeau" a lui e a tutti coloro che, insieme a lui, come la Baronessa Cecile De Massy, hanno collaborato per il successo di questo bellissimo avvenimento che speriamo possa continuare nel tempo perché, come si diceva, Monaco, per la sua splendida posizione geografica, per la sua privilegiata condizione sociale ed economica, per la sua vocazione turistica e sportiva, ha tutto per diventare - al pari di Las Vegas, di New York, di Dubai o di Tokyo -, un punto di riferimento davvero importante per le promozioni di kickboxing.

La sala che ha ospitato il gala era perfettamente preparata per l'avvenimento: uno stuolo di belle hostess ad attendere il pubblico, 8 belle ragazze con altrettante cinture mondiali Wako-Pro al centro del ring, telecamere e fotografi in profusione a bordo ring, davano subito l'idea dell'importanza della serata. Ottimo il pubblico (oltre 2000 spettatori, tra cui molti vip nel parterre a 350 euro a sedia), competente ed entusiasta che ha vivamente partecipato ai diversi incontri che sono cominciati col botto. Eravamo infatti dell’avviso che occorresse partire alla grande, per mandare un segnale inconfutabile al pubblico e alla televisione: non si scherzava, si faceva sul serio e sul ring avevamo alcuni tra i migliori fighters del mondo davvero!

Si è partiti infatti col match al limite di 75 chili nella specialità del K-1 tra il russo Aleksandr Zakharov (1,84 di altezza, 21 anni ma con alle spalle 114 incontri) e la star bielorussa del momento, Yury Bessmertny, 1,82 di altezza con 41 incontri nel suo palmares di cui 32 vittorie.

A mio avviso, è stato l’incontro più tecnico e, alla fine, anche spettacolare dove i due atleti si sono affrontati alla pari per 3 riprese mettendo in mostra un magnifico repertorio tecnico, velocità d’esecuzione, estrema determinazione e grande acume tattico. Bessmertny è sempre molto tranquillo. Tira in scioltezza, attacca quasi sempre in linea bassa (quasi come in un refrain) finché fa credere all’avversario che sappia fare solo quello. Invece nella quarta è uscita tutta la sua classe, piazzando un circolare al volto del russo che lo ha fatto barcollare e che, in fondo, gli ha dato la vittoria per giudizio unanime. Davvero un grande spettacolo.

La gente non aveva ancora finito di battere le mani per il bellissimo incontro che aveva appena visto che sul ring già vi erano altri due pezzi da novanta. Dall’Olanda, allievo dell’ex grande campione Fred Royers, Horace “Boy Boy” Martin, atleta di colore che aveva avuto qualche problema al peso (non era rientrato nel peso ufficiale per 1 chilo), sempre nella specialità del K-1 Rules al limite dei kg.85,100 che era opposto al francese di chiare origini magrebine Yassine “Boom boom” Ahaggan di 23 anni, campione del mondo della WKN con 28 match nel suo palmares di cui 24 vinti.

In genere, quando un atleta non riesce a rientrare nel peso ufficiale al primo colpo, denota scarsa professionalità e temevo per l’allievo di Fred. Invece “Boy Boy” Martin è stato sicuro e implacabile.. Dopo una ripresa relativamente in parità, ha trovato la via della ginocchiata e ha steso con quella l’avversario. Contato una prima volta,Yassine si è visto attaccato in maniera veemente dall’olandese che non gli ha lasciato scampo e ha perduto per K.O.

Il terzo incontro vedeva di fronte due vecchi “amici-nemici” nell’ambito di Europei e Mondiali WAKO, ossia il serbo Nenad Pagonis e il russo Alexey Papin che questa volta però si sfidavano non nel K-1, bensì nella Low-Kick. In palio tra loro la corona nei meno 94 chili.

Entrambi venticinquenni, con alle spalle un centinaio di incontri a testa e un mondiale Iska per Papin, i due si conoscevano bene e sono partiti guardinghi. Mi aspettavo invece un avvio ben più scintillante infatti, ma Pagonis, solitamente spumeggiante, era teso e sembrava non trovare la misura. Per contro, era Papin il più attivo dei due, soprattutto mi sembrava molto più solido di pugno del serbo che infatti, su un bel gancio, veniva contato nella seconda e nella quarta ripresa, anche se in entrambi i round, Pagonis aveva dato segni di risveglio mettendo a segno belle combinazioni di calcio e pugno. Quando ormai pensavo che Nenad avesse perso, ecco che parte dal suo angolo trasformato nella quinta e ultima ripresa dove letteralmente esce tutta la sua classe. Papin viene anche contato e appare a tutti in debito di ossigeno e sul punto di cadere nel baratro quando suona il gong dell’ultima ripresa a salvarlo. Francamente il giudizio non era facile in questo incontro e infatti ne viene fuori una “split decision”, ossia non un giudizio unanime. Per 2 giudizi a 1 vince infatti Pagonis solo perché ha stravinto l’ultima ripresa, ma ha rischiato davvero troppo e comunque i russi non erano convinti sino in fondo per quel giudizio.

Si restava nella categoria sino a 94 chili, ma si tornava al K-1 Rules col match tra il francese Zinedine Hameur-Lain e l’olandese Redouan Cairo (che era stato nel “main event” della volta precedente di Montecarlo). Fisicamente davvero ben strutturato, Cairo è partito guardingo nella prima ripresa, ma ha messo il piede sull’acceleratore nella seconda e ha cominciato a tempestare con le sue tibiate la coscia sinistra dell’avversario, tanto che Hameur-Lain è stato costretto a cambiare guardia. Ma Cairo sapeva perfettamente quello che stava avvenendo nella testa dell’avversario ed è stato bravo a non infierire subito. Alternava attacchi alle gambe con grandi ginocchiate tirato anche in salto che hanno disorientato il francese che non sapeva più da cosa difendersi. E’ stato anche coraggioso perché ha voluto comunque continuare a battersi, pur sapendo che la sua fine era nell’aria. E così è stato. Nella terza ripresa Cairo ha continuato a tempestargli la gamba finché si è dovuto arrendere. Contato per ben due volte in pochi secondi, era K.O.

Eravamo al giro di boa della bella manifestazione e durante i primi 4 incontri il pubblico si era davvero entusiasmato e divertito. Davvero un bel “plateau” – come dicevano tutti. In Francia l’”entracte” – ossia l’intervallo – è quasi sempre d’obbligo e così è stato.

Si riprendeva col match tra il russo Suleyman Magomedov, di 22 anni ed una delle promesse della kickboxing russa in odore di Glory, e il francese Halim Chibani, di 22 anni e con 18 incontri all’attivo e una sola sconfitta al limite di 88,600 chili nel K-1 rules. Anche questo un incontro molto tecnico e spettacolare dove il francese è stato davvero bravo a fare la sua parte, sempre corso sul filo della parità, del testa a testa sino alla quinta ripresa, che è stata fatale per Halim. Magomedov infatti nell’ultima ripresa lo ha fatto contare con una poderosa azione di braccia e Chibani ha perso per “split decision” , 2-1, a significare l’equilibrio che comunque c’è stato nell’incontro e sino alla fine.

5 gli atleti russi presenti e sino a quel momento avevano raccolto solo 1 cintura mondiale con Magomedov.

Ci riprovavano con un giovane di 120 chili, di quasi 2 metri d’altezza, Ragim Aliev, di soli 20 anni però, ma con 94 incontri nel suo carnet. Contro di lui, nella Low-Kick, il francese di colore Abdelramhane Colulibaly, 1,91 di altezza e 97 chili di peso , di 27 anni, che comunque in conferenza stampa si era detto “pronto” per la sfida. E che lo fosse, non ci sono stati dubbi. Nonostante la stazza poderosa, Aliev non ha retto alle tibiate di Coulibaly che già avevano messo in difficoltà l’avversario nella prima ripresa. Il match non ha avuto più storia perché tutti avevamo visto la difficoltà del russo a reggere le bordate del francese di calcio e dopo un breve calvario, sull’ennesimo colpo di tibia Ragim era costretto alla resa totale. Vinceva Coulibaly per K.O.

Fino a quel momento, nessun incontro era stato monotono, noioso. La serata aveva un bel ritmo e gli incontri avvenivano in rapida successione, supportati da una bella coreografia e belle ragazze che facevano il giro del ring coi numeri dei round. Ma nel settimo incontro si è sfiorato la beffa. Su proposta del promotore, ho dovuto sforzarmi di trovare un atleta americano che fosse in grado di reggere il confronto con atleti europei o magrebini. Un amico canadese mi ha parlato di Jordan Mitchell, atleta di 21 anni con 25 incontri alle spalle che si cimentava – così mi diceva – con successo anche nelle MMA. L’idea di avere un atleta russo contro un americano a Montecarlo poteva valere da solo la pena di venire a vedere il Gala. Sfortunatamente questo Jordan Mitchell mi ha confermato il timore che avevo, ossia che la kickboxing negli USA è finita e che non produce più i campioni di un tempo, oppure che quelli buoni che ci sono si sono dati tutti alle MMA, specialità in cui circolano ovviamente molti più soldi che nella Kickboxing. Non si spiega infatti quanto scarso fosse l’americano di turno che, contro il russo Alexey Rybkin, buon atleta di 25 anni alto 1,86 per 88 chili di peso con 175 incontri alle spalle!, è durato lo spazio di una ripresa e poco più. Seppur coraggiosamente in avanti, nonostante gli evidenti limiti tecnici, Jordan è stato messo K.O. da un bel gancio destro, con buona pace di tutti.

E si arrivava così all’ultimo incontro che per i colori italiani era molto importante. Scendeva in campo infatti al limite di 81 chili il catanzarese Nicola Gallo dell'ASD Sport Ring Catanzaro, un giovane di 26 anni (non di primo pelo quindi), con 25 incontri alle spalle e risultati altalenanti. Contro di lui, dal Sud Africa nientemeno, Sidneiy “The Machine” Mokgolo, un atleta di 1 metro e 85, molto ben dotato fisicamente e muscolarmente tanto che nel confronto davo l’italiano per spacciato. Invece Nicola ha stupito tutti (e anche il sottoscritto) per la determinazione con cui è partito sin all’avvio, guadagnando il centro del quadrato e mostrandosi subito molto più tecnico dell’avversario che aveva nei soli pugni le sue armi migliori. Gallo ha dato sempre continuità alla sua azione, ha sempre pressato l’avversario e non è mai stato in pericolo una sola volta. Gallo ha vinto nettamente ai punti, e per giudizio unanime, il suo confronto e ha portato a casa una splendida cintura per il nostro Paese. Gloria a lui.

Calava così il sipario su una serata che resterà comunque storica e straordinaria per tutti questi avvenimenti. La segreta speranza è che non resti isolata, ma che diventi invece una vera “classica” nel suo genere, con cadenza annuale. Monaco ne vale veramente la pena.