27/12/2012 - 10.03

UN MIKE KIM CHE NON TI ASPETTI

A Bucarest per la finale di SuperKombat

Un genio del business, multimilionario e rimasto sempre se stesso. Una persona della porta accanto, rimasto coi  piedi  per terra e amante dell'alta tecnologia.

Di Ennio Falsoni

 

Eduard Irimia è il miglior promoter romeno che io conosca. Ci frequentiamo da due anni e so le difficolta' cui va incontro quando propone i suoi Gala coi sempiterni problemi di mancanza di sponsor per coprire le  spese e il pubblico che scarseggia sulle tribune. Sono gli stessi problemi di tutti coloro che si cimentano  nello stesso mestiere, fatto soprattutto di grande passione, di amore sviscerato per la Kickboxing, al limite dell'irrazionale. Ebbene Eddy, come lo chiamano, è riuscito nell'impresa di accattivarsi le simpatie del nuovo patron del K-1 giapponese, che giapponese non è. Si tratta infatti di Gunil Mike Kim, nato in Corea 58 anni fa, che ha sentito parlare  di kickboxing dagli anni 90, ma che non  era mai entrata nel suo  campo d'azione se non un paio d'anni fa, quando Mr. Tanaka,  chairman della FEG giapponese ch'era stata creata quando Kazuyoshi Ishii, inventore del K-1,  fu costretto a passare 8 mesi della sua vita in prigione per evasione fiscale (si era fidato, come mi disse confidenzialmente l'ultima volta che lo vidi al Palace Hotel di Milano, del suo commercialista che gli rubo' oltre due milioni di dollari. Invece di pagare le tasse, se li era messi in tasca...).

Succede, se a volte ti fidi  troppo di chi ti sta vicino.

Ishii è stato il faro del K-1 giapponese dal 1993, l'anno del suo lancio. Per oltre un decennio gli spettacoli del K-1 hanno avuto uno straordinario  successo in tutto il mondo. Erano  spettacoli  molto costosi, degni della Las Vegas degli anni d'oro, promossi  con grande dispiego di denaro, grandi coreografie, luci e suoni e, ovviamente, che offrivano oltretutto  i migliori supermassimi del mondo . Eravamo tutti affascinati da quegli eventi, ammirati per quei cocktail che attiravano migliaia e migliaia di spettatori  dapprima nei vari palasport, e successivamente addirittura in stadi come  il Tokyo Dome capaci di ospitare sino a 50.000  persone. Per oltre un  decennio,  tutto sembrava andare a gonfie   vele  , con un eccezionale trend costantemente in salita, ma quando si  strapagano gli atleti (che pensano solo ai loro interessi,ovviamente), si spende sempre di più di quanto si incassa nonostante i grandi sponsor e le televisioni, arriva purtroppo un momento in cui cominci ad avere seri problemi di cassa. Se a questo si aggiunge l'inizio della crisi economica, al fatto che le varie televisioni pagano sempre di meno per gli stessi motivi, è facile comprendere quello che è successo. Ishii aveva amici potenti, ma di fronte a perdite colossali, anche gli amici più intimi  ti mollano. Uscito di scena l'anima del K-1 , la FEG di Tanaka accumulò grossi buchi, era piena  di debiti, tanto che alla  fine si parla  di 40-50 milioni di dollari di debiti,  di cui 8 ai soli atleti e con Ishii fuori gioco,  era comprensibile che Tanaka cercasse  disperatamente di vendere l'azienda.

Kim , un uomo elegante nella sua semplicità, con un viso giovanile e un fisico asciutto, aveva con Ishii in comune la patria  d'origine , la Corea, e forse questa è la ragione del loro avvicinamento. L'ho incontrato in un grande magazzino di Bucarest, dove Eddy teneva la sua conferenza stampa di presentazione  della finale del suo circuito SuperKombat che assegna al vincitore finale un'auto Mitsubishi messagli a disposizione  da Jon Tiriac, l'ex compagno di doppio di Ilie Nastase, poi diventato grande manager di tennis (ha avuto tra i suoi protegè stelle come Boris Becker),  organizzatore di tornei, proprietario di banche, saloni d'auto, esclusivista della Mercedes e di altre marche importanti e chissà di cos'altro ancora.

Minuto, maglioncino girocollo sotto una giacca di tweed, Mr. Kim ed io veniamo fatti sedere intorno  a un tavolino e poi presentati  alla stampa insieme a tutti gli atleti che prenderanno parte al Gala che si sarebbe tenuto l'indomani nel

Polivalentia, lo stesso impianto  che solo  un mese fa aveva ospitato gli Europei Wako  di Kickboxing. Avevo sentito molto parlare  di lui, ovviamente, ma non avevo avuto ancora la possibilità di incrociarlo. Eravamo entrambi ospiti particolari  di Irimia, che è stato l'artefice  del nostro incontro. Eddy aveva già parlato della Wako e della sua importanza nel mondo della Kickboxing come Federazione ufficialmente riconosciuta da Sportaccord, e mi aveva mandato una serie di punti da trattare con Kim. Ci eravamo promessi di incontrarci subito dopo la conferenza stampa  in albergo, ma evidentemente era un po’ stanco e   ci siamo  visti solo l'indomani alle 12, al 22esimo piano  dell'albergo, da cui si dominava un bel panorama di Bucarest completamente  innevata.

Si era  cambiato d'abito, vestiva un altro  maglioncino girocollo azzurro sotto una giacca grigia a spina di pesce. Lo trovo rilassato e pensoso allo stesso tempo. Parla un inglese fluido e trovo la cosa importantissima perché la nostra comunicazione quindi potrà essere diretta, senza intermediari, come avvenne invece purtroppo con Ishii.

Mi vuole spiegare come è nato il suo interesse per la kickboxing? - intanto che aspettavamo Eddy.

"La kickboxing non rientrava nei miei interessi, perché nella mia vita mi sono occupato sempre di tutt'altro - esordisce -, dall'insegnamento della lingua francese, alla  vendita di prodotti agricoli per aziende come la Pepsicola, la Kentucky Fried  Chiken; da prodotti  tecnologici per la Samsung a contenuti di  giochi elettronici per la MGM di Hollywood. Ho avuto migliaia di persone che lavoravano per me, finché ho venduto la mia azienda e mi sono trasferito in Giappone..."

Quindi lei ha sempre operato in Corea?

"Esatto, sono in Giappone da soli due anni e ora comincio a capire e parlare la loro lingua. Ho fatto grossi investimenti in quel paese, anche se forse ho sbagliato..."

In che senso? 

"Perché mi sono accorto che il Giappone, una volta alla'avanguardia soprattutto nell'alta tecnologia, è rimasto  indietro, quello di 20 anni fa. Mi spiace dirlo, ma il Giappone è in grosse difficolta' perchè i giovani  di 30-40 anni di oggi, non  sono come i loro predecessori.."

Per tornare al suo interesse per la kickboxing...

"Un giorno vengo avvicinato da Tanaka, manager della FEG, che mi propone di acquistare il suo business. Per la mia esperienza  nel campo dei contenuti elettronici, ho pensato che poteva interessarmi, ma la situazione economica era disastrosa e ho lasciato perdere: mica potevo acquistare i debiti. Poi sapevo di Ishii, e ho visto che lui ha cercato di piazzare il suo brand in diversi paesi, tra cui la Malesia e la Cina. Ma non c’è riuscito. Mi è quindi venuta l’idea di acquistare da lui il suo brand, cosa che lui ha accettato di buon grado e si è fatto da parte. Così mi sono ritrovato ad essere il proprietario dello storico marchio ed ecco la ragione per cui sono oggi qui, come recentemente sono stato in Spagna (anche se lì è stata fatta una promozione che mi è costata oltre 2 milioni di dollari quando in verità se ne poteva spendere 1…), in Grecia, in Germania, in America e ovunque ci sarà attività relativa al mio brand. Chiaro che c’è un enorme lavoro da fare e …sono solo.”

Lei è stato alla testa di importanti società e certamente sa che al giorno d’oggi un manager ha il dovere di creare intorno a sé una squadra di persone competenti,  all’altezza dei vari compiti. E’ quello che ha in mente di fare?

“Certamente. Senza dei buoni giocatori non ci può essere una buona squadra e questo sarà il mio compito. Ho già individuato alcuni difensori e mi mancano alcuni giocatori per l’attacco…”

Ovviamente mi farà piacere essere parte della sua squadra, e sappia sin d’ora che tutte le Federazioni Nazionali che compongono la Wako nel mondo saranno a sua disposizione per tutto ciò di cui lei necessiterà per affermare sempre di più sia il suo brand che la nostra organizzazione.

“La ringrazio molto e questa è un’altra ragione per cui sono venuto a Bucarest, per incontrarla e fissare con lei un rapporto tra le nostre due organizzazioni. Abbiamo bisogno di voi in molti paesi dove già avete delle Federazioni ufficialmente riconosciute che ci possono aiutare ad avere autorizzazioni che altrimenti non riusciremmo ad avere. Per contro, noi mettiamo a disposizione i nostri tornei per i vostri migliori atleti e farò in modo di aiutarvi economicamente quando se ne presenterà la necessità. L’anno prossimo rilancerò, oltre al torneo dei supermassimi che resta il K-1 per eccellenza, anche i K-1 Max nelle categorie sino a 60 chili, a 70 e 85 chili. I vostri migliori atleti Wako vi potranno partecipare e ciò sarà positivo per entrambi.”

E’ fantastico e credo che su queste basi non avremo alcun problema. Per finire, qual è un suo …desiderio? 

“Oltre che potenziare il mio nuovo brand, il K-1, mi piacerebbe visitare l’Italia. Non ci sono mai stato!”.

Non ci credo! Ma allora è ancora meglio di quello che pensavo. Le garantisco che il nostro Paese val bene un viaggio per conoscerlo ed apprezzarlo. Mi sbilancio anche: organizzeremo in onore della sua venuta, un Gala di K-1…

“Beh, allora non potrò mancare. Grazie in anticipo!”.